Il Salone del Gusto e la Torino che si lecca i baffi

Il torinese e più in generale chi nasce in Piemonte ha con il cibo un rapporto particolare, strano, ambivalente.
Da una parte lo amiamo e lo vogliamo subito, ghiotti. Dall’altra non lo sprechiamo e amiamo conservarlo. Dalle marmellate, anche quelle per i formaggi come la cugnà o quella di cipolle, alle conserve di pomodoro alla famosissima-anzi-no-di-più crema cioccolato e nocciole altresì detta Nutella, ciò che sta in barattolo ci solletica il palato. Frutta, dolci, salse: tutto ci piace, e se è conservabile tranquillamente in cantina ancora meglio. Mai sprecare, mai esagerare.
Dall’altra parte però c’è il lato goloso. Quello godereccio che ci spinge ad andare più volentieri alle cene se sappiamo che si beve bene o, meglio ancora, se ci abbinano al piatto un vino particolare. Quello che ci fa guadagnare a piene mani il titolo di regione del Vermouth, degli aperitivi, dei tramezzini, dei cioccolato, del Martini, del cardo gobbo.
Di Eataly e di Slow Food, ma anche del Mac Bun.

E poi c’è l’immancabile tendenza all’esplorazione. L’abbinamento viaggio+scoperta di luoghi, che delizia gli occhi, l’anima e il palato.
È la voglia che ci fa partecipare agli appuntamenti come il Salone del Gusto e Terra Madre, ché cascasse il Mondo dobbiamo andare a vedere lo street food e poi assaggiare il passito di Pantelleria e però anche testare lo yogurt con la cenere.
Fiera del Peperone di Carmagnola, quella del Tartufo, Cheese, Festival delle Sagre, Douja d’Or. E poi degustazioni di vini, visite alle cantine, aperitivi. Ogni scusa è buona per mangiare (e bere) bene, ma portateci anche in girula e saremo vostri per sempre.
Fateci fare le foto alle nostre meravigliose poetiche Langhe, patrimonio dell’umanità Unesco ché comunque noi lo sapevamo anche prima che finisse sotto i riflettori del Mondo intero. Fateci provare il cibo etnico e raccontateci di universi lontani che adesso sentiamo più vicini. Accompagnateci a visitare le fabbriche che producono le Pastiglie Leone e raccontateci la storia di ingredienti che hanno il gusto dell’Africa lontana.

Complicati, sì: questi sabaudi sono proprio tutta una papilla gustativa.

How-to – Come si fa una intervista

intervista social media torino howtoCosa hanno in comune Daria Bignardi e Fabio Fazio? Di certo avrete visto almeno una volta i programmi televisivi che conducono: sono incentrati sulle interviste ai personaggi più disparati come politici, attori, giornalisti, scrittori, comici.
Ora, che voi vogliate condurre una trasmissione tv oppure dobbiate più semplicemente scrivere un’intervista per il vostro giornale, sito o blog, ecco qualche dritta su come preparare, costruire e sfornare una bella intervista.

PERCHÉ – Se avete scelto questa intervista da soli, conoscerete certamente la motivazione che vi spinge a farla. Se vi è stata assegnata e non vi è chiaro il perché fate domande. Approfondite con i vostri superiori, clienti, committenti. Cosa vogliamo ottenere dall’intervista? Perché proprio a questa persona o gruppo? Perché lui/lei e non altri esponenti del settore? Lasciare tutto questo al caso o all’intuizione equivale a partire già azzoppati.

CHI – Altra mossa furba è capire chi si avrà di fronte. Che l’intervista sia scritta, telefonica o di persona, è fondamentale una ricerca preliminare sul profilo in questione. Di solito io mi sforzo di andare oltre alle informazioni base: ad esempio mi chiedo cosa ha scritto negli ultimi mesi, di cosa si sta occupando. Quali novità lo hanno visto protagonista nella sua vita (anche personale)? A quali eventi ha partecipato, magari twittandone, e in compagnia di chi?
Anche se vi rendete conto di non condividere politiche, idee e azioni di chi avrete di fronte, cercate di mettere da parte sentimenti personali e pregiudizi. L’empatia – altrimenti detto mettersi quanto più possibile nei panni dell’altro – aiuta moltissimo ad evitare gaffes, andare dritti al punto, non perdere tempo e non farlo perdere agli altri.

COSA E QUANTO – Una volta avuti chiari questi primi punti, potete partire con la costruzione. Stabilite con precisione data, luogo e orario e comunicate anche la durata prevista dell’intervista (gesto sempre apprezzato, specie se vi tenete sulla mezz’ora e rispettate poi i tempi).
In questo paragrafo va affrontata anche l’annosa “questione delle domande concordate”: in alcuni casi capita di sentirsi richiedere le tracce in anticipo e ci si può trovare spiazzati. Il mio post/articolo somiglierà ad un triste comunicato stampa? Perché non posso chiedere ciò che avevo in mente? Beh sappiate che non siete i soli a pensare tutto questo: ciascuno trova le proprie risposte a queste domande, dal canto mio posso dirvi che ho scelto di non comunicare mai in anticipo i dettagli delle interviste che faccio.
Tornando al nocciolo della questione, più che un rigido elenco di domande studiate un percorso da fare con il vostro intervistato. Immaginate una passeggiata in montagna: voi sarete la guida lungo il sentiero – con cartina, punto di partenza e di arrivo bene in testa – ma lui/lei sarà libero/a di fermarsi a fare qualche foto, se i tempi lo consentono.

COME – Mantenere una scaletta flessibile vi consente di divertirvi e di non annoiare.
Fate poche domande – quelle giuste – e prestate attenzione al linguaggio, considerando età e background dell’intervistato.
Ah, e sapete qual è il top? Non avere alcuna domanda. Sì esatto avete letto bene. Sono convinta che le migliori interviste non siano fatte di botta e risposta ma di spunti intelligenti di discussione e dibattiti che arricchiscono tutti gli interlocutori.

Bene, e adesso?
Siete seduti in un ufficio con un caffè di fronte, il vostro registratore sul tavolo e un po’ di inquietudine addosso, stile Anastasia Steele in 50 Sfumature?
Sorridete e rilassatevi. Che stiate aspettando un cantante rock o il sindaco della città, una persona naturale e interessata a sapere di più su chi ha di fronte mette chiunque a proprio agio e fa sempre buona impressione.
Non temete di essere giudicati: in fondo siete voi a condurre il gioco, e dall’altra parte questo potrebbe essere visto con lo stesso timore che state provando voi.

In bocca al lupo e buon lavoro!

La prima twintervista del blog: quattro chiacchiere a proposito di libri con @TwLetteratura

Now-to – 5 siti con immagini per i vostri social network

immagini free social media torinoRegola n.1. Contenuto di qualità (ne riparleremo nei prossimi post, tranquilli ;-)). Regola n.2 immagini belle, accattivanti, coerenti. E possibilmente libere da copyright o diritti. Non vorrete imitare il clamoroso errore fatto da Fratelli d’Italia con la foto di Oliviero Toscani nel “caso no adozioni gay” (I ragazzi l’hanno usata perché non aveva il copyright indicato e pertanto considerata di pubblico dominio) vero?

Bene, allora questo post fa per voi.

Morto un Fotopedia se ne fa un altro. Anzi 5: per voi un elenco breve, indolore e dritto ai centri nevralgici dei vostri canali social.

– Getty Images: ha l’apposita opzione RF Royalty-Free ed è facile da navigare.

flickr immagini free social media torino– Flickr: questo database contiene moltissime belle foto ma dovete usare il tasto “richiedi licenza” per poterle riutilizzare. Esistono informazioni sulla licenza (vedi immagine a sinistra) che vi consentono di velocizzare il procedimento ricercando immagini in CC modificabili o utilizzabili a scopo commerciale.

– Google Advanced Image Search: per me il migliore quanto a varietà delle fonti (naturalmente grazie al vastissimo database Google). Tuttavia, non date per scontata la possibilità di utilizzare effettivamente come vi pare quella data foto: è buona prassi verificare sempre la fonte 😉

– Commons Wikimedia: un database con milioni di immagini. Ovvio, essendo i file caricati su Commons devono rispettare alcune regole che potete leggere qui.

– Deposit Photos: come vedete già in hp si tratta di immagini royalty-free. Il sito funziona con un meccanismo di crediti, una sorta di “moneta” con la quale potrete acquistare poi le immagini.

Sondaggiamo: quello che pensi a me importa :-)

I want you torino social mediaSono in vacanza in Sicilia come sapete (date un’occhiata a Facebook ;-)) e stavo pensando agli argomenti per i prossimi post.

Poi ho realizzato: perché non farli decidere a voi che mi leggete?

Quindi ecco il domandone, rullo di tamburi…

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NonSoloTuristi su Torino: “Città a misura d’uomo”

nonsoloturisti viaggi turismo torino intervistaHo fatto qualche domanda su Torino a Marco Allegri, editor e blogger per NonSoloTuristi, sito che propone diversi interessanti itinerari e racconti di viaggio.

Sul vostro sito (la fanpage con tutti gli aggiornamenti è questa qui ndr) sono presenti approfondimenti su Torino. Qual è la caratteristica che più avete apprezzato visitandola?
Torino è una città a misura d’uomo: è sempre un piacere passeggiare per le sue vie, poco caotiche e ancora così ricche di tradizioni. I bar storici, le botteghe, tutto contribuisce a rendere un soggiorno a Torino indimenticabile.

A misura d’uomo: ecco un commento che non avevo mai sentito riferito alla mia città. Perché ancora la vediamo in quel perplesso gemellaggio con la Fiat, preda di auto, parcheggi, smog. Invece è bello scoprire che da fuori siamo percepiti in modo così lusinghiero 🙂

Non siete solo turisti quindi avrete sperimentato attività culturali/sportive/simili nel capoluogo sabaudo: quale vi sono piaciute di più?
La visita alle Residenze Reali è stata una bellissima e piacevole esperienza. Consiglio a chiunque abbia intenzione di andare a Torino di visitare almeno una di queste residenze reali, ma se si ha tempo a disposizione consiglio vivamente di visitarle tutte. Noi ad esempio a Stupinigi siamo andati con le biciclette elettriche, una bellissima esperienza che permette di apprezzare il territorio che circonda Torino.

Lati negativi della città?
Non ho ancora avuto modo di scoprirne.

Cosa consigliereste a un non piemontese quando visita per la priva volta Torino?
Camminare per ore per le strade e i vicoli della città, senza una mappa, seguendo il proprio istinto, uscendo dai classici percorsi per turisti alla ricerca di una Torino più autentica, quella che magari non viene descritta nelle guide di viaggio.

A me piace mangiare quindi parliamo di food: mangiato qualcosa che vi ha colpiti particolarmente?
Molti piatti tipici, ma soprattutto il vitel tonè (vitello tonnato): buonissimo e da provare.

Come dimenticare i mitici dùi puvrùn bagnà ‘n t l’òli? 😀
Ma non c’è più tempo, e resta ancora da portare a termine il Sacro Rito SMT.

Team NonSoloTuristi, descrivetevi con un termine social 🙂
Globe trotter.

Il concorso #techmateapp: cos’è, come funziona, cosa si può vincere

techmateapp techmateHo scoperto di recente Techmate, rivista di settore web ideata dalla società di consulenza informatica EIS con sede a Torino (i ragazzi che vedete qui a fianco sono i membri della redazione).
La rivista è ben fatta: approfondimenti interessanti (bello il pezzo “Internet TV: da Netflix e River, quale futuro in Italia?” ma anche “L’ascesa del mobile nella terra del petrolio”), infografiche, interviste.
Vi state chiedendo qual è il punto e perché ne parlo in questo post?
Beh drizzate le antenne signore e signori: Techmate mette in palio lui. Non un uomo, STOLTE. Sto parlando del gioiellino con la G maiuscola. Quello che qualsiasi geek brama. Non per usarlo, no. Per sfoggiarlo come un diamante. Se volete vincere un iPad Mini continuate a leggere questo post.

Ciao Claudia e ciao Sara, mi raccontate cos’è Techmate?
Nasce come progetto editoriale di EIS, in forma di trimestrale cartaceo, nel 2012. L’idea di partenza era quella di spedire la rivista agli IT manager nostri clienti, come servizio di approfondimento. Nel 2012 è uscito il primo numero e nel Novembre dello stesso anno eravamo supportati dal sito. Poi nel Settembre/Ottobre 2013 abbiamo deciso di puntare sull’app mobile. Il nostro target si è ampliato, con modifiche al linguaggio e agli argomenti. A quel punto mancava soltanto l’idea giusta per promuovere l’app.

Da qui l’idea del concorso #techmateapp, già sponsorizzato in questi giorni su Facebook e Twitter.
Esatto, vogliamo non soltanto far conoscere meglio il nostro lavoro ma anche coinvolgere attivamente i nostri utenti e lettori nella stesura della rivista. Per questo, chiediamo loro di scaricare l’app sul proprio smartphone, scegliere l’articolo che è piaciuto di più e condividerlo via mail tramite l’app stessa. Nell’email i partecipanti possono segnalarci il titolo di un argomento che vorrebbero vedere affrontato nel numero di Giugno 2014. L’argomento con il titolo più interessante e originale sarà premiato con un iPad Mini display Retina 16 GB Wi Fi + Cellular.

Ok vi lascio un attimo per asciugarvi la bava e calmare gli istinti stile Il mio tessssssoro.

techmate app torino techPremio ghiotto: quanto tempo hanno i partecipanti per tentare la fortuna?
Il concorso sarà valido fino alle ore 24 di mercoledì 30 Aprile 2014. L’indirizzo email è info@techmate.it e l’oggetto da specificare è anche l’hashtag ufficiale dell’iniziativa, #techmateapp.

Ultima domanda, che non posso non chiedervi vista la vostra esperienza nel settore, a Torino. Come sta la città in fatto di social media?
Beh è stato davvero un peccato per la Social Media Week Torino dello scorso anno (saltata del tutto, tristessa infinita, ne ho scritto qui ndr): fa pensare che non si stia investendo sul serio. L’impressione è che tutto abbia portata inferiore nonostante non manchino i personaggi di spicco o gli eventi, come il Digital Experience Festival.
In ogni caso siamo ottimiste: il tratto di noi torinesi, forse il pregio più apprezzabile, è che ricerchiamo strade alternative per ricrearci da noi le opportunità. Sul web le possibilità devi creartele da te.

Sara e Claudia, tocca sottoporsi al rito blogghero: descrivetevi con un termine social.
Sara: Lady Like!
Claudia: social media player for fun!

Coinquilini? Con Materest trovi quello giusto per te

materest social media torinoNel mondo del lavoro contemporaneo esiste una sola somma veramente efficace: persone di valore che fanno cose di valore. Non resisterà a lungo una persona di valore che fa cose mediocri e non avrà scampo una bella idea portata avanti da persone mediocri. Ne sono ancora più convinta dopo aver conosciuto Federica e Marco che, insieme a Simone, hanno creato Materest.

Vivere da soli, specie in Italia, non è un’esperienza da tutti. C’è chi ha fatto questa scelta per motivi di studio fuori sede, di lavoro o di attitudine personale, ma tutti sono accomunati dalle soddisfazioni, le difficoltà, i litigi, le amicizie, la crescita.

Da questo spunto prende vita Materest, da Mate compagno e Interest interesse, piattaforma che aiuta a identificare e trovare più facilmente il coinquilino giusto. Grazie ad alcune domande specifiche relative ad abitudini, orari e interessi gli utenti possono entrare in contatto con potenziali coinquilini adatti ed evitare frigoriferi vuoti, turni pulizie saltati, orari inconciliabili, insomma piccoli intoppi che nella quotidianità diventano grandi ostacoli. Il tutto reso semplice e veloce, a fronte dell’iscrizione gratuita al sito.

Ma oltre agli annunci cerco/offro c’è di più, e Materest ha intenzione di sondarlo come ci anticipano i due intervistati: Vogliamo fornire un servizio inserito in una piattaforma dove si tratta a 360 gradi questo tipo di esperienza, ad esempio dando consigli utili per vivere bene insieme. In questo senso, il blog da febbraio diventerà punto focale del progetto, con una serie di best practices e un repository di materiale, più supporto psicologico.

materest social media torino coinquiliniSì ma poi questi due ragazzi hanno mai vissuto da soli? Certo, e in fatto di coraggio direi che lasciare un lavoro “stabile” per dedicarsi alla propria startup sale al primo posto della classifica. Gli inizi sono destabilizzanti – dice Federica – poi tutto prende forma e a dirti la verità non sento la mancanza delle esperienze precedenti. Per me questo è il momento.

Come nasce Materest? In primis dall’esperienza, ma la nostra convinzione di essere sulla strada giusta si è rafforzata quando abbiamo vinto lo Startup Weekend Torino nel marzo 2013. Oggi siamo seguiti da Treatabit, il programma di supporto alle startup innovative dell’I3P.

Al momento il lavoro è ancora work in progress ma ho chiesto a Federica e Marco qualche anticipazione ghiotta sui prossimi step: La messa online del nuovo sito è prevista per fine marzo 2014.  Partiamo da Torino e da un target di studenti, ma l’idea è di ampliare sempre più la base e arrivare all’estero. E poi chissà, magari vi sorprenderemo con attività di guerrilla marketing.

Ultima domanda, quella che ho in testa da quando sono arrivata all’I3P per l’intervista: ma si può ancora fare impresa in Italia? Esistono due vie: o ci lavori o la fai. E per fare soldi il web è la strada.

Innovazione: Torino e la stampa 3D

3D print socialmedia torino fablab

Quanto è affascinante l’idea di poter riprodurre in autonomia oggetti in 3 dimensioni anziché su carta?
Di potersi fabbricare tazze, piatti, vasi, gioielli, scarpe, giocattoli per i bambini, soprammobili?

Si può fare con la stampa 3D e funziona così:

Una stampante 3D lavora prendendo un file 3D da un computer e utilizzandolo per fare una serie di porzioni in sezione trasversale. Ciascuna porzione è poi stampata l’una in cima all’altra per creare l’oggetto 3D.

Neanche la proverbiale diffidenza di Torino ha impedito che in città venisse sperimentata questa innovazione. Per esempio c’è il Fablab Torino, dove per la prima volta due anni fa ho sentito parlare di MakerBot e stampa 3D. Succede spesso che in Piemonte si formino e sboccino talenti nelle nuove tecnologie, ma se ne parla di rado (purtroppo) sui media mainstream. Nel dicembre 2013, Avio Aero ha annunciato che utilizzerà la tecnologia di stampa 3D anche nel proprio settore di produzione, quello dell’industria aeronautica. L’investimento nella tecnologia additive manufacturing fatto negli ultimi 4 anni si aggira intorno a 20 milioni €. Non male se pensiamo al contesto economico di crisi. Ed è la dimostrazione che non si tratta più solo di un’idea, di una trovata intelligente per pochi smanettoni.

L’aspetto che trovo interessante è proprio questo ulteriore passo in avanti. Dalla produzione industriale a quella home il passo è breve e la città ha colto il trend: durante Paratissima 2013 lo scorso novembre è stato presentato il progetto di Maurizio Mambrin, imprenditore torinese quarantenne, che attraverso il RepRap sonda il fenomeno dell’home 3D printing. Il progetto RepRap, lanciato nel 2005 dall’ingegnere britannico Adrian Bower, unisce la tecnologia di stampa 3D alle logiche open source, bypassando la produzione industriale e mettendo in libera circolazione i progetti stampabili. Secondo i promotori di questa visione, presto si arriverà al superamento dei confini della prototipazione per giungere a un utilizzo di queste nuove tecnologie da parte di tutti, anche i non-makers. Il punto è quindi capire la portata di sviluppo potenziale per nuovi modelli produttivi, distributivi ed economici innescati da questi nuovi strumenti. Ecco il video di un workshop interessante a proposito.

Massimo Banzi, fondatore di Arduino e brillante mente innovativa piemontese, ha sposato in pieno l’entusiasmo per il 3D printing, in linea con la sua visione di un futuro sempre più appartenente ai makers.

La democratizzazione del 3D printing può effettivamente impattare sull’attuale sistema produttivo occidentale. Stiamo andando verso un Mondo in cui nasceranno migliaia di piccole aziende di prodotti di nicchia. La possibilità di inventare e prototipare sarà sempre più alla portata di tutti (…)

Prossima frontiera? La penna tridimensionale, 3Doodler, che grazie a un inchiostro in plastica colorata permettere di assemblare, disegnandole “nell’aria”, strutture rigide in grado di stare in piedi da sole. 3Doodler è stata ideata dalla WobbleWorks, che l’ha realizzata con un budget di 2 milioni $ raccolti grazie a Kickstarter. Potete comprarvela qui a 99 $.

Masterpiece: il talent letterario torinese e i commenti sui social

A Torino hanno girato una trasmissione che sta dando parecchio da commentare e twittare: Masterpiece.
Per chi non lo conoscesse, è un talent show che, anziché essere dedicato al canto o alla cucina, riguarda la scrittura: i concorrenti sono sottoposti a prove, che li vedono di volta in volta impegnati a raccontare una particolare realtà attraverso un testo, scritto con un taglio specifico indicato dalla giuria. I partecipanti vengono poi valutati da Andrea De Carlo, Giancarlo De Cataldo e Tayie Selasi. Il premio finale è messo in palio da Bompiani: la casa editrice pubblicherà il romanzo vincitore, in collaborazione con Rai Eri, in 100000 copie e doppia distribuzione, in libreria e in edicola.

Ora detto così la prima reazione potrebbe essere Wow finalmente non si parla di cucina oppure Letteratura?? In Rai?? Veramente?? o ancora Ah ma quindi stavolta qui niente Tesorino e niente ciabatte?
La notizia è che sì, certo, ma c’è molto di più. Vale la pena mostrarvi alcuni dei tweet più divertenti e qualche riflessione interessante da parte degli addetti ai lavori di settore, come Carlotta. Seguite il resto dello Storify QUI 😉

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