Il concorso #techmateapp: cos’è, come funziona, cosa si può vincere

techmateapp techmateHo scoperto di recente Techmate, rivista di settore web ideata dalla società di consulenza informatica EIS con sede a Torino (i ragazzi che vedete qui a fianco sono i membri della redazione).
La rivista è ben fatta: approfondimenti interessanti (bello il pezzo “Internet TV: da Netflix e River, quale futuro in Italia?” ma anche “L’ascesa del mobile nella terra del petrolio”), infografiche, interviste.
Vi state chiedendo qual è il punto e perché ne parlo in questo post?
Beh drizzate le antenne signore e signori: Techmate mette in palio lui. Non un uomo, STOLTE. Sto parlando del gioiellino con la G maiuscola. Quello che qualsiasi geek brama. Non per usarlo, no. Per sfoggiarlo come un diamante. Se volete vincere un iPad Mini continuate a leggere questo post.

Ciao Claudia e ciao Sara, mi raccontate cos’è Techmate?
Nasce come progetto editoriale di EIS, in forma di trimestrale cartaceo, nel 2012. L’idea di partenza era quella di spedire la rivista agli IT manager nostri clienti, come servizio di approfondimento. Nel 2012 è uscito il primo numero e nel Novembre dello stesso anno eravamo supportati dal sito. Poi nel Settembre/Ottobre 2013 abbiamo deciso di puntare sull’app mobile. Il nostro target si è ampliato, con modifiche al linguaggio e agli argomenti. A quel punto mancava soltanto l’idea giusta per promuovere l’app.

Da qui l’idea del concorso #techmateapp, già sponsorizzato in questi giorni su Facebook e Twitter.
Esatto, vogliamo non soltanto far conoscere meglio il nostro lavoro ma anche coinvolgere attivamente i nostri utenti e lettori nella stesura della rivista. Per questo, chiediamo loro di scaricare l’app sul proprio smartphone, scegliere l’articolo che è piaciuto di più e condividerlo via mail tramite l’app stessa. Nell’email i partecipanti possono segnalarci il titolo di un argomento che vorrebbero vedere affrontato nel numero di Giugno 2014. L’argomento con il titolo più interessante e originale sarà premiato con un iPad Mini display Retina 16 GB Wi Fi + Cellular.

Ok vi lascio un attimo per asciugarvi la bava e calmare gli istinti stile Il mio tessssssoro.

techmate app torino techPremio ghiotto: quanto tempo hanno i partecipanti per tentare la fortuna?
Il concorso sarà valido fino alle ore 24 di mercoledì 30 Aprile 2014. L’indirizzo email è info@techmate.it e l’oggetto da specificare è anche l’hashtag ufficiale dell’iniziativa, #techmateapp.

Ultima domanda, che non posso non chiedervi vista la vostra esperienza nel settore, a Torino. Come sta la città in fatto di social media?
Beh è stato davvero un peccato per la Social Media Week Torino dello scorso anno (saltata del tutto, tristessa infinita, ne ho scritto qui ndr): fa pensare che non si stia investendo sul serio. L’impressione è che tutto abbia portata inferiore nonostante non manchino i personaggi di spicco o gli eventi, come il Digital Experience Festival.
In ogni caso siamo ottimiste: il tratto di noi torinesi, forse il pregio più apprezzabile, è che ricerchiamo strade alternative per ricrearci da noi le opportunità. Sul web le possibilità devi creartele da te.

Sara e Claudia, tocca sottoporsi al rito blogghero: descrivetevi con un termine social.
Sara: Lady Like!
Claudia: social media player for fun!

Turinheart: fotografie dal cuore della città

socialmedia torino turin heartSarà capitato anche a voi di avere un’idea in testa.
E magari di rendervi conto che nel Mondo P.S. – Post Social networks – la rete degli incontri tra persone si è trasformata: ha le maglie più fitte e sembra quasi che le cose accadano un po’ meno casualmente.

Un paio di settimane fa la newsletter del blog stava per raggiungere i 100 followers e io volevo celebrare quel traguardo con qualcosa di speciale.
Così su Facebook ho lasciato trapelare un premio per il/la fortunato/a.
Solo dopo aver contattato il prezioso centesimo iscritto e avergli comunicato l’intenzione di riservargli un’intervista speciale dedicata mi sono resa conto che si trattava di qualcuno che già mi conosceva, virtualmente, proprio grazie alla rete sociale.

Iniziano con un normale smartphone e un progetto: fotografare la città e proporre gli scatti su Instagram.
Poi si appassionano. Comprano una reflex, migliorano le fotografie con l’editing, propongono un hashtag che racchiude in sé il loro nome ma anche lo spirito che anima questa piccola grande avventura: #turinheart.

Ciao Mary e Mirian, come nasce la vostra idea Turinheart?
Mirian: Seguivamo #torinodigitale e ci ha fatto pensare che potessimo anche noi proporre qualcosa di bello, emozionale. Mary attraversava un periodo difficile alle prese con studio e lavoro. Questo progetto tutto nostro è servito a renderci più intraprendenti e proattivi. Oggi Mary è una persona nuova, più ottimista nei confronti del futuro, tanto che ha affrontato recentemente alcuni colloqui interessanti.
Mary: A settembre/ottobre del 2013 siamo sbarcati su Facebook. Per il futuro possiamo dire che siamo nati indipendenti e vogliamo restarlo.

socialmedia torino turin heartQuali sono i traguardi raggiunti finora?
Mary: Al momento siamo contenti: abbiamo superato le 17000 foto con il nostro hashtag #turinheart. Sono risultati di cui sono molto orgogliosa, raggiunti senza budget, con pazienza e passione. Sin da piccola ho amato la fotografia, ho trasferito la passione anche a Mirian.

Avete all’attivo collaborazioni con altre realtà torinesi?
Mirian: Mary organizza eventi così abbiamo pensato di metterci alla prova e il mercatino di Natale del Fluido ce ne ha dato la possibilità: i partecipanti scattavano foto e noi, una volta editate, le ospitavamo sulla nostra fanpage. Oltre a questo promuoviamo workshop di fotografia ed eventi terzi.

Mary e Mirian, descrivetevi con un termine social: #hashtaggati.

Coinquilini? Con Materest trovi quello giusto per te

materest social media torinoNel mondo del lavoro contemporaneo esiste una sola somma veramente efficace: persone di valore che fanno cose di valore. Non resisterà a lungo una persona di valore che fa cose mediocri e non avrà scampo una bella idea portata avanti da persone mediocri. Ne sono ancora più convinta dopo aver conosciuto Federica e Marco che, insieme a Simone, hanno creato Materest.

Vivere da soli, specie in Italia, non è un’esperienza da tutti. C’è chi ha fatto questa scelta per motivi di studio fuori sede, di lavoro o di attitudine personale, ma tutti sono accomunati dalle soddisfazioni, le difficoltà, i litigi, le amicizie, la crescita.

Da questo spunto prende vita Materest, da Mate compagno e Interest interesse, piattaforma che aiuta a identificare e trovare più facilmente il coinquilino giusto. Grazie ad alcune domande specifiche relative ad abitudini, orari e interessi gli utenti possono entrare in contatto con potenziali coinquilini adatti ed evitare frigoriferi vuoti, turni pulizie saltati, orari inconciliabili, insomma piccoli intoppi che nella quotidianità diventano grandi ostacoli. Il tutto reso semplice e veloce, a fronte dell’iscrizione gratuita al sito.

Ma oltre agli annunci cerco/offro c’è di più, e Materest ha intenzione di sondarlo come ci anticipano i due intervistati: Vogliamo fornire un servizio inserito in una piattaforma dove si tratta a 360 gradi questo tipo di esperienza, ad esempio dando consigli utili per vivere bene insieme. In questo senso, il blog da febbraio diventerà punto focale del progetto, con una serie di best practices e un repository di materiale, più supporto psicologico.

materest social media torino coinquiliniSì ma poi questi due ragazzi hanno mai vissuto da soli? Certo, e in fatto di coraggio direi che lasciare un lavoro “stabile” per dedicarsi alla propria startup sale al primo posto della classifica. Gli inizi sono destabilizzanti – dice Federica – poi tutto prende forma e a dirti la verità non sento la mancanza delle esperienze precedenti. Per me questo è il momento.

Come nasce Materest? In primis dall’esperienza, ma la nostra convinzione di essere sulla strada giusta si è rafforzata quando abbiamo vinto lo Startup Weekend Torino nel marzo 2013. Oggi siamo seguiti da Treatabit, il programma di supporto alle startup innovative dell’I3P.

Al momento il lavoro è ancora work in progress ma ho chiesto a Federica e Marco qualche anticipazione ghiotta sui prossimi step: La messa online del nuovo sito è prevista per fine marzo 2014.  Partiamo da Torino e da un target di studenti, ma l’idea è di ampliare sempre più la base e arrivare all’estero. E poi chissà, magari vi sorprenderemo con attività di guerrilla marketing.

Ultima domanda, quella che ho in testa da quando sono arrivata all’I3P per l’intervista: ma si può ancora fare impresa in Italia? Esistono due vie: o ci lavori o la fai. E per fare soldi il web è la strada.

Masterpiece: il talent letterario torinese e i commenti sui social

A Torino hanno girato una trasmissione che sta dando parecchio da commentare e twittare: Masterpiece.
Per chi non lo conoscesse, è un talent show che, anziché essere dedicato al canto o alla cucina, riguarda la scrittura: i concorrenti sono sottoposti a prove, che li vedono di volta in volta impegnati a raccontare una particolare realtà attraverso un testo, scritto con un taglio specifico indicato dalla giuria. I partecipanti vengono poi valutati da Andrea De Carlo, Giancarlo De Cataldo e Tayie Selasi. Il premio finale è messo in palio da Bompiani: la casa editrice pubblicherà il romanzo vincitore, in collaborazione con Rai Eri, in 100000 copie e doppia distribuzione, in libreria e in edicola.

Ora detto così la prima reazione potrebbe essere Wow finalmente non si parla di cucina oppure Letteratura?? In Rai?? Veramente?? o ancora Ah ma quindi stavolta qui niente Tesorino e niente ciabatte?
La notizia è che sì, certo, ma c’è molto di più. Vale la pena mostrarvi alcuni dei tweet più divertenti e qualche riflessione interessante da parte degli addetti ai lavori di settore, come Carlotta. Seguite il resto dello Storify QUI 😉

masterpiece scrittura torino facebook

#wehaveadream: la Holden propone il social writing

scuola holden torino wehaveadreamA Torino, chi per lavoro impasta, lievita e condisce parole ha ben appuntato in memoria un nome: la Scuola Holden fondata da Alessandro Baricco. Prestigiosa (meritatamente), autorevole, costosa, di altissima caratura letteraria e intellettuale, la Holden negli anni è diventata punto di riferimento per scrittori e creativi. Ma c’è di più. Scorrendo tra newsletter e Twitter ho scoperto non solo che la Holden è attiva (e bene) sui social, ma anche che un’interessante novità la vede protagonista: un progetto legato ai social network e allo storytelling, arte nella quale va da sé la Holden è maestra.
Si chiama #wehaveadream.

In occasione di #holdenreborn, la festa di inaugurazione della nuova sede in Borgo Dora, il lavoro social della Holden si era già dimostrato attento e di qualità. Per l’occasione, la Caserma Cavalli ha ospitato una festa e le foto (fatte come si deve) sono state pubblicate anche su Facebook. Poi lo scorso weekend la Holden ha presentato la scuola con un #openday a ingresso gratuito segnalato su Facebook. Insomma carta e web, online e offline, annosi binomi dipinti come inconciliabili, in fin dei conti vanno egregiamente d’accordo se il comune denominatore è un ottimo prodotto e la voglia di sperimentare con il buon senso acceso.
Adesso da ottobre ha preso il volo “We have a dream”, un progetto di social writing in collaborazione con Telecom Italia. Non trovate che già solo la definizione di social writing sia bella? 🙂 Va beh, cose da scribacchina. Torniamo a noi. L’idea, spiega sulla fanpage la scuola, è quella di partire dallo storico discorso di Martin Luther King e riscriverlo in 10 settimane, con una dinamica allargata e sociale. Ogni settimana sarà dedicata a una parola chiave di “I have a dream”, come ad esempio fede, e ogni settimana un autore diverso, come ad esempio Bartezzaghi, scriverà un tweet al giorno, facendosi ispirare da quella parola.
Poi toccherà agli utenti interagire con i contenuti pubblicati: ogni giorno verranno selezionati i quattro migliori e i loro autori potranno scrivere un racconto sul tema del tweet in questione. Le storie che si creeranno saranno pubblicate su una piattaforma creata ad hoc e verranno votate sia da una giuria interna sia dai lettori. Alla fine ne verranno scelte 40, che comporranno il testo finale di “We have a dream”, raccolta digitale liberamente scaricabile (= gratisse).

La Holden conclude spiegando che così, insieme, scriveremo un nuovo “discorso” per ricordarci che a volte i sogni sono talmente forti da cambiare il Mondo. E che i grandi cambiamenti, così come i grandi sogni, si costruiscono in tanti.

Altri contenuti interessanti su Youtube Scuola Holden.

Annullata la Social Media Week Torino 2013

Come potete immaginare, da settimane avevo messo in agenda di piantare la tenda fuori notte e giorno partecipare alla Social Media Week 2013 a Torino. Questo blog nasce proprio per curiosare e approfondire in questo senso, quindi aspettavo il programma quasi come il Natale. Ma non è mai arrivato. Il programma. Perché la SMW sabauda è stata cancellata.

La prima a intercettare e pubblicare le cause della brutta notizia è stata Anna Masera su La Stampa: andando al succo, Codice Edizioni e Dunter, gli organizzatori, affermano di non essere riusciti a raccogliere tutti i 200000 € necessari. Molti hanno incolpato l’amministrazione pubblica, ma nella lettera ufficiale che comunica la cancellazione dell’evento gli organizzatori ringraziano tra i tanti anche Comune, Provincia e Regione. Pare quindi che siano state alcune aziende private a sospendere i fondi previsti per la smw torinese. I soliti grandi nomi?

Di certo c’è che Torino perde una ghiotta occasione di networking e forse qualche buon contatto, qualche investimento che avrebbe fatto comodo a tutti, anche a coloro che hanno negato i fondi. Di certo c’è la sensazione, per chi come me lavora nel settore web,  di amarezza. E di certo c’è che ad oggi sulla fanpage della Social Media Week Torino campeggia ancora la scritta We’re working for you.

Chef Rubio e Torino: l’intervista unta e bisunta

chef rubio unti e bisunti dmax torinoAll’inizio mi sono detta che avrei dovuto cominciare con la sua cordialità e disponibilità. Ma poi scusate uno che conduce un programma tv deve necessariamente essere snob e antipatico?
Poi ho pensato che per questa intervista si è dimostrato molto competente e garbato nonostante sia un ruvido ex rugbista senza tanti peli sulla lingua. Ma poi perché uno non dovrebbe essere un gentilcuoco dal linguaggio complesso anche se ha giocato tanti anni a rugby e dice quello che pensa?
È un pò come quando Ah ho capito che lavoro fai, sei na specie di geek… Quindi non esci mai di casa, non hai amici e conosci a memoria le puntate di Star Trek. Ecco no, non è così.

Quindi ho deciso che in questo post non si parlerà di: donne, muscoli, sport, stereotipi, tatuaggi. Si parlerà della cosa per cui lo conosciamo meglio: il cibo.
Già perché non so se ne avete sentito parlare quest’estate: lui è uno chef. Sto parlando di Gabriele Rubini alias Chef Rubio, che ha girato l’Italia con il programma Dmax Unti e Bisunti.

  • Tutto lo stivale ma è mancata Torino. Nella seconda serie è prevista una tappa qui?

La seconda serie abbraccerà le ultime zone del Sud che non siamo riusciti a toccare nella prima serie, e molte zone del Nord inesplorate. È mia ferma intenzione passare a Torino.

Idee chiare e occhi puntati sulla Mole: alla grande. Ma andiamo al sodo, e parliamo di cucina.

  • A Torino streetfood è spesso sinonimo di multietnicità e ibridazione: il kebab di Horas a San Salvario, i gofri occitani, le crêpe dei cugini d’oltralpe, i classici tranci di pizza, gli arancini siciliani, le piadine romagnole. Secondo te è voglia di scoprire oppure… noi torinesi siamo troppo pigri? 🙂

Il motivo per cui hanno attecchito maggiormente cibi di strada di culture straniere o di regioni differenti dal Piemonte credo dipenda dal fatto che in passato ci sia stata l’opportunità, per molta gente, di vivere lì meglio che altrove. Quindi le culture, che man mano hanno cominciato ad insediarsi e a diventare parte integrante della popolazione, hanno portato con sé un pò della loro terra d’origine. Ti dirò meglio comunque dopo esserci passato ed aver vissuto la città.

  • Quali piatti piemontesi ti piacciono?

Mi fanno impazzire le acciughe e la lingua al verde, ma anche la bagna cauda. Agnolotti al plin, tajarin, finanziera: potrei continuare all’infinito. A Pollenzo ho mangiato anche la tartare di fassona e la salsiccia di Bra in una trattoria. Infine, i formaggi sono spettacolari.

  • Tutto il web conosce il tuo amore per la birra, ma qual è il tuo rapporto con il vino?

Adoro il vino e questo anche grazie a Gorgoni (a mio avviso il più grande esperto italiano in materia) che mi ha fatto scoprire questo fantastico mondo. Me ne ha fatto innamorare raccontandomelo come nessun altro avrebbe potuto. Come posso coltivo questa passione, ma ho molto da imparare. Una stretta vicinanza con quel genio accelererebbe di molto il mio processo di conoscenza.

  • Ti è mai capitato di cucinare per lavoro cibi piemontesi come la bagna cauda, l’insalata di carne cruda con tartufi, gli agnolotti, il bunet?

Sì ma gradirei me li preparassi tu, che di sicuro son più buoni.

Lo chiedo o non lo chiedo? Massì, dai osiamo la prova del nove, quella certa cosa da ridere che ogni torinese ha scoperto a proprie spese quando ha chiesto quel certo amaro una sera a cena, a Milano o a Roma.

  • Chef Rubio, hai mai bevuto il San Simone?

Sincero? No purtroppo mai bevuto.

Eccallà 🙂 Lo ammetto ho riso di gusto, da piemontese che sa quanto questo amaro sia sconosciuto anche solo a pochi chilometri dal nostro confine regionale. Comunque si è fatta ora di pranzo e già che ci siamo…

  • Mi consigli una ricetta facile e veloce per il pranzo di una freelance, che ha poco tempo per cucinare ma adora mangiare?

Io oggi mi son preparato costine di agnello al prezzemolo e menta, con pomodori ricci grigliati e panna acida. Per cucinarli ci avrò messo 20 minuti in tutto.

Per dessert, qualche domanda sui social. Avvertenza: su Facebook e Youtube Chef Rubio è sommerso da commenti entusiasti.

  • Rapporto con i social: allergico, neutrale, male necessario o dipendente?

Li uso in maniera sapiente quando posso. Quando non posso meglio, preferisco impiegare il tempo altrimenti, magari leggendo un bel libro.

Chef Rubio, descriviti con un termine social: virale.

“Nuovi” Murazzi: sì o no?

murazzi torinoDalla manifestazione “Funerale dei Murazzi” alla nuova Murazzi Student Zone, fatto sta che un pezzo di storia di Torino cambia. Per questo anche sui social tiene banco da qualche mese a questa parte il dibattito sulle modifiche alla tradizionale struttura e vocazione festaiola dei Murazzi.

C’è chi Eh vogliono puntare tutto su San Salvario e allora ecco fanno morire i Muri e chi Con tutta la gentaglia che girava ai Murazzi, a me una volta hanno rubato una catenina: si sono avvicinati in due e zac.
Quello che è certo è che su Facebook molti difendono questo storico luogo di movida torinese: ci sono diverse community nate per l’occasione, come murazzi torino subsonica facebookSave Murazzi, Salva Murazzi, Salviamo i Murazzi.

Se ne parla anche su Youtube e ho visto una foto significativa qui su Flickr.

Adesso che, come diceva la canzone, l’estate sta finendo mi piacerebbe sapere da voi se avete vissuto i Murazzi di recente. Che ne pensate, le novità sono cosa buona oppure no?

La storia di Silvestro e Zoom

zoo zoom torino socialmedia

Un paio di mesi fa, curiosando su Facebook alla ricerca di storie da raccontarvi, mi sono imbattuta in una storia che non mi aspettavo. Ho scoperto una realtà che non conoscevo e che riesco a descrivere solo con un beh ma che bello.

Silvestro ha 18 anni, ed è volato in cielo.
Chi gli voleva bene ha deciso di ricordarlo anche sui social network, come si fa con quelli a cui tieni davvero. Silvestro è morto, e lo staff con cui ha vissuto tante ore felici ha deciso di comunicare questa brutta notizia anche su Facebook, per ricordarlo. Brutta storia, di quelle che si sentono nella cronaca dei tg.
Ora, io lo so cosa state pensando. L’ho pensato anch’io. Va beh ma questo Silvestro… chi è?? Era famoso? Che c’entra?
C’entra ragazzi, c’entra.
Perché Silvestro,18 anni, lo vedete nella foto: era una tigre del bioparco torinese Zoom, uno degli esemplari che da più tempo viveva lì e che ha contribuito a ispirarne il progetto.
Ora, io di fronte a queste cose capace anche che mi commuovo, #sapevatelo. Però l’aspetto che mi ha fatto dire che bello è la reazione degli altri (molti) iscritti alla page. Tra i commenti al post ho trovato Era in programma un’altra visita proprio per salutare te. Silvestro <3, Riposa in pace dolce Silvestro. Eri bellissimo e lo sarai per sempre nei miei ricordi. Un bacione enorme ovunque tu sia, ma anche Mi ricorderò per sempre l’emozione di avere avuto il tuo musone a 10 centimetri dalla mia faccia! Indimenticabile!
Di solito ci si iscrive alle fanpages delle serie televisive per restare aggiornati sulle nuove stagioni, o a quelle dei prodotti di marca per capire se fanno qualche offerta interessante. Qui no: ti iscrivi perché ci sei stato, perché ti è piaciuto davvero, perché i contenuti sono di qualità senza esser troppo piacioni. Lo dimostrano i 295 commenti che ricordano (anche con aspre critiche, per carità) la tigre che non c’è più: sì, Silvestro era famoso e soprattutto occupava un posto nel cuore di molti visitatori, che gli hanno dedicato commiati affettuosi e ricordi di vita vissuta.

Insomma, Zoom ha una pagina partecipata e piena di commenti (che trovano risposta, god bless). Mettici che la “sindrome del gattino” ci intenerisce tutti e che chi non ama vedere la foto di un bell’animale: fatto sta, però, che Zoom mi ha strappato un sorriso e mi ha fatto pensare che non serve necessariamente essere Rex o il cane di Striscia per lasciare un segno nel cuore delle persone.

Review Aperiterme QC Torino

terme qc torino socialmediaUna sola parola definisce bene la sensazione che trasmettono nel complesso le Terme QC di Corso Vittorio 77 a Torino: deluxe.
Conoscevo Pré-Saint-Didier, dove le vasche esterne godono della naturale cornice delle montagne circostanti, quindi sabato ero curiosa di scoprire come fosse la versione cittadina, quale fosse il suo fascino. Benché siano in pieno centro a Torino, la bellezza di queste terme non risulta sminuita anzi acquista un’identità peculiare.

Se l’esterno è sobrio, appena entrati vi ritroverete in una bella villa d’epoca composta da 3 piani con vasche, sale relax, cascate, percorso Kneipp, salette per i trattamenti, e all’esterno vasche all’aperto tra cui idromassaggio e sensoriale con musica subacquea. Ad accrescere la percezione di lusso i pavimenti in marmo e tanti piccoli dettagli molto curati. Mi hanno colpito soprattutto le sale relax a tema (bicicletta, Italia), il pianista intento a suonare musica live nella sala dedicata all’aperitivo e la sauna con vapori al profumo di erbe di campagna.
Una sola pecca: avendo acquistato l’ingresso con formula Aperiterme (costo 36 €, entrata alle 18.30) mi sarei aspettata più fantasia e cura del dettaglio anche nelle proposte culinarie e nelle bevande analcoliche, come le tisane.
La chicca che vi consiglio: salite sulla terrazza all’aperto. Da lì potrete ammirare dall’alto sia Corso Vittorio sia il bellissimo giardino esterno. Una vista che fa sorridere l’anima specialmente la sera, con il buio e le luci soffuse ad illuminare.

Sulla pagina Facebook, anch’essa curata come nello stile del centro, troverete una visita virtuale del complesso termale, diversi eventi come l’Aperiterme a base di sushi e tante offerte su ingressi e prodotti di bellezza.