9 eventi su tech, innovazione e web marketing a Torino – Autunno 2017

coffee-work-desk-mug-keyboard-162616Ma dove sono finiti gli ingegneri in questa città? Voglio dire, ok si sono accorti che esiste un mondo al di fuori delle loro automobili ma… come si guadagnano da vivere adesso?

– Amica straniera in visita

6-8 Settembre 2017: Corso Autodesk Fusion 360.

Giovedì 7 Settembre 2017: Presentazione Laboratorio “To Think To Create”, organizzato da Incubatrice per l’Imprenditorialità Creativa e Culturale Unito e Progetto Innovazione e Competitività Unito.

Martedì 19 Settembre 2017: AperiTreatabit al Copernico Torino Garibaldi, “Il funnel perfetto per il Web Marketing: tutto sulle landing page fino alle conversioni”.

Giovedì 21 Settembre 2017: al Campus Luigi Einaudi, A/R Torino – UniTo.

26 Settembre-6 Ottobre 2017Corso 3D Studio Max 2018 Con Vray – Architecture & Design.

Mercoledì 27 Settembre 2017: Matching tra ricerca, enti e imprese. Laboratori R&D.

Weekend del 6,7 e 8 Ottobre 2017: all’I3P, Transport Hackathon.

23-27 Ottobre 2017: VIEW Conference. Hashtag ufficiale #viewconference2017.

Giovedì 23 Novembre 2017: al Toolbox, Startuppato.

Handmade a Torino: la storia di Rava-Nello

Dicono che la vita sia come gli scacchi. Perciò, se vivi in tempi di crisi, hai finito il liceo artistico e da grande vuoi fare l’artista, quale sarà la tua prossima mossa?

Per Virginia Landro, 21 anni, di Torino, quella mossa è stata prima diventare un Giovane Artigiano, poi fare un’esperienza di 4 mesi a Bordeaux e infine aprire Rava-Nello, blog di creatività e handmade talmente torinese che non c’è filosofia dietro la sua nascita né brainstorming creativo dietro il bizzarro nome. Quando ci siamo incontrate, Virginia mangiava con piacere un bel piatto di penne. Così ho pensato che forse la vita è come gli scacchi, con le sue mosse azzeccate e le sue pedine insignificanti, ma è anche di chi mette le mani in pasta e non nasconde la magagna coprendola di sugo.

Fiorecchini

A questo punto potrete pensare che Virginia sia una persona concreta al limite del sabaudo e quindi vorrà proporre idee semplici e facilmente applicabili. La risposta è sì ma no: si è specializzata nel settore della carta, fino ad arrivare a padroneggiare la tecnica origami giapponese, e il suo studio, un angolo di colore nella periferia torinese (via Sagra di San Michele 127), è perfettamente imperfetto.
Il blog nel tempo è diventato anche uno store su Etsy, dove sono in vendita bijoux splendidi – così piccoli da chiedersi come abbia fatto una normale mano a realizzarli – biglietti da visita, segnalibri, oggettistica per la casa e la new entry, i calendari.
Qui tutto ciò che è carta è realizzabile, e se si ricicla meglio ancora.

Oltre al Web, potete incontrare Virginia “Rava-nello” agli eventi torinesi (di recente ha partecipato al San Salvario Emporium) o in tanti altri mercati e fiere. Sappiate che ci sarà arrivata da sola, con il bus, montandosi da sé l’espositore. Indipendenza economica e nuovi progetti sono in cantiere per Rava-Nello: questa è la sua prossima mossa verso il futuro.

Recensione colouring books (libri da colorare per adulti): cosa sono e a cosa servono.

colouring books mandalaSe vi dico che va di moda colorare quale potrebbe essere la vostra risposta?

Prima di pronunciare un cinico tu pensa, hanno inventato l’acqua calda, sappiate che non sono impazzita e che, anzi, da diversi mesi online se ne parla molto: secondo questo trend, da adulti colorare disegni chiamati mandala aiuta a rilassare, limita lo stress, scatena la creatività, incanala con gentilezza la concentrazione.
A prima vista sembra una cavolata, l’ennesima idea da markettaro per vendere libri da bambini agli adulti (facendoli pagare il triplo). Per questo, nel dubbio, ho sperimentato e adesso ve ne parlo.

Se date un’occhiata su Amazon vi renderete conto che i coloring books – altrimenti detti albun da colorare dalla mia nonna Giulia che me li comprava in edicola quando avevo 5 anni – hanno un costo, e non parliamo di un paio di euro. Quindi, scarico qualche mandala da vari siti e mentre lancio la stampa mi dedico alla ricerca sul loro significato.
Pare che questi disegni non vengano proposti a caso nei coloring books: tutti di forma circolare, hanno all’interno elementi legati alla natura e disposti a raggio. Potevano farci colorare Topolino – direte voi – non sarebbe stata la stessa cosa? Pare di no. Il mandala ha un senso preciso, che risale a tempi antichissimi: secondo i buddhisti raffigura il processo mediante il quale il cosmo si è formato dal suo centro, mentre in India è una danza.

E adesso eccoci qui, dopo una giornata di lavoro. Sono le 18 e io coloro. Verde.
Alle 18.15 ho colorato un foglio e ricordo perfettamente quello che ho mangiato a pranzo, il che se vogliamo è un risultato positivo. Viola.
Alle 18.30 sono al secondo disegno e mi sono dimenticata perché sto colorando. Purtroppo, però, mi sono ricordata benissimo delle 47 cose che avrei dovuto fare oggi e non ho fatto, va beh. Non importa, passiamo al terzo disegno.
C’è una tempistica per colorare, come nelle lezioni di yoga in palestra? Quanti disegni devo finire? Non lo so. Andiamo avanti: rosso.
Ore 18.50, ho capito: l’arousal!

Con questo termine si intende una condizione di basso livello di vigilanza della mente, che regala uno stato di attenzione diffusa. Secondo numerosi studi questa condizione è la migliore per concentrarsi, stimolare l’insorgenza di idee, insomma creare.
Quindi è questo il punto: colorando, la mente entra il stato di arousal, viene lasciata vagare ma mantenuta vigile e concentrata grazie ai limiti imposti (margini da rispettare e colori da scegliere). Ed ecco che si entra in contatto con elementi legati al ricordo di breve termine e poi di medio e lungo, insomma depositi della memoria che non spolveravamo da un po’. Sono questi a favorire la creatività, insieme alla ripetitività del gesto stesso, che aiuta a concentrarsi.

Colorare uguale spolverare i ricordi, sì forse è questa la risposta.

P.S. Vi metto su Instagram il risultato finito del disegno di cui sopra 😉

Fotopost – Street art e graffiti a Torino

Arte di strada o arte urbana (in inglese street art) è il nome dato dai mezzi di comunicazione di massa a quelle forme di arte che si manifestino in luoghi pubblici, spesso illegalmente, nelle tecniche più disparate: spray, sticker art, stencil, proiezioni video, sculture ecc.
Wikipedia

Orgogliosamente made in #walktorino 😉

Innovazione: Torino e la stampa 3D

3D print socialmedia torino fablab

Quanto è affascinante l’idea di poter riprodurre in autonomia oggetti in 3 dimensioni anziché su carta?
Di potersi fabbricare tazze, piatti, vasi, gioielli, scarpe, giocattoli per i bambini, soprammobili?

Si può fare con la stampa 3D e funziona così:

Una stampante 3D lavora prendendo un file 3D da un computer e utilizzandolo per fare una serie di porzioni in sezione trasversale. Ciascuna porzione è poi stampata l’una in cima all’altra per creare l’oggetto 3D.

Neanche la proverbiale diffidenza di Torino ha impedito che in città venisse sperimentata questa innovazione. Per esempio c’è il Fablab Torino, dove per la prima volta due anni fa ho sentito parlare di MakerBot e stampa 3D. Succede spesso che in Piemonte si formino e sboccino talenti nelle nuove tecnologie, ma se ne parla di rado (purtroppo) sui media mainstream. Nel dicembre 2013, Avio Aero ha annunciato che utilizzerà la tecnologia di stampa 3D anche nel proprio settore di produzione, quello dell’industria aeronautica. L’investimento nella tecnologia additive manufacturing fatto negli ultimi 4 anni si aggira intorno a 20 milioni €. Non male se pensiamo al contesto economico di crisi. Ed è la dimostrazione che non si tratta più solo di un’idea, di una trovata intelligente per pochi smanettoni.

L’aspetto che trovo interessante è proprio questo ulteriore passo in avanti. Dalla produzione industriale a quella home il passo è breve e la città ha colto il trend: durante Paratissima 2013 lo scorso novembre è stato presentato il progetto di Maurizio Mambrin, imprenditore torinese quarantenne, che attraverso il RepRap sonda il fenomeno dell’home 3D printing. Il progetto RepRap, lanciato nel 2005 dall’ingegnere britannico Adrian Bower, unisce la tecnologia di stampa 3D alle logiche open source, bypassando la produzione industriale e mettendo in libera circolazione i progetti stampabili. Secondo i promotori di questa visione, presto si arriverà al superamento dei confini della prototipazione per giungere a un utilizzo di queste nuove tecnologie da parte di tutti, anche i non-makers. Il punto è quindi capire la portata di sviluppo potenziale per nuovi modelli produttivi, distributivi ed economici innescati da questi nuovi strumenti. Ecco il video di un workshop interessante a proposito.

Massimo Banzi, fondatore di Arduino e brillante mente innovativa piemontese, ha sposato in pieno l’entusiasmo per il 3D printing, in linea con la sua visione di un futuro sempre più appartenente ai makers.

La democratizzazione del 3D printing può effettivamente impattare sull’attuale sistema produttivo occidentale. Stiamo andando verso un Mondo in cui nasceranno migliaia di piccole aziende di prodotti di nicchia. La possibilità di inventare e prototipare sarà sempre più alla portata di tutti (…)

Prossima frontiera? La penna tridimensionale, 3Doodler, che grazie a un inchiostro in plastica colorata permettere di assemblare, disegnandole “nell’aria”, strutture rigide in grado di stare in piedi da sole. 3Doodler è stata ideata dalla WobbleWorks, che l’ha realizzata con un budget di 2 milioni $ raccolti grazie a Kickstarter. Potete comprarvela qui a 99 $.

Le foto della mostra Martini Racing, al Museo dell’Automobile di Torino

Per il suo 150° anniversario, Martini&Rossi ha organizzato, in collaborazione con il Museo dell’Automobile di Torino, una mostra dedicata agli storici successi del Martini Racing Team.

Ecco le foto che ho scattato all’inaugurazione. Grazie al team Martini&Rossi per l’invito 🙂

I saldi e l’oggetto misterioso

I saldi estivi sono finalmente arrivati, in una Torino arroventata.

State saccheggiando il mercato della Crocetta? Vi siete già fatti la tradizionale vasca inVia Garibaldi? Siete già trasaliti di fronte ai proverbiali prezzi di Muji?

Ebbene, dato che si parla di oggetti che ci colpiscono, eccone uno che vi voglio far vedere.
Durante il Blogger Day #gioiadarte di Pinacoteca Agnelli (ne ho parlato in questo post) abbiamo ammirato tanti esempi di design. È stata una giornata piacevole e divertente, conclusa con una super coccola: una gift bag con diversi regalini pensati dai partners dell’iniziativa per i blogger.
Insomma apro la busta, scarto i pacchetti come fosse Natale e… trovo questa scatolina bianca con su scritto “KiiiTo”. Vediamo cos’è.

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Ora, lo so che lo state pensando maliziosi che non siete altro. NON è quello. Trattasi di portachiavi.

Eh, ma come faccio a tenermi in borsetta un portachiavi così grande?? 🙂

La cosa curiosa è che, benché il suo utilizzo sia specificato sulla confezione, nella lettera che accompagna il prodotto si chiede a chi legge di pensare a questo come ad un oggetto 2.0, ovvero qualcosa che può assumere funzioni sempre diverse e nuove indipendentemente da quella di partenza.

Quindi scatenate la fantasia e ditemi: cosa sarà KiiiTo? Astenersi idee vietate ai minori di 14 anni ehehe 🙂

To.Lab Torino: come ti personalizzo e ti coloro

to lab design torinoNegli ultimi tempi la città è sommersa da mondi di convenienza e sconti svedesi. Un giorno come al solito sto facendo i miei tour esplorativi su Facebook e mi imbatto in questa pagina: To.Lab Design Store. Vedo lampade colorate e poltrone originali, però poi penso che saranno le solite cose che la mia mente da saltimbanco non riesce a capire davvero, e parlo delle peculiarità nascoste degli oggetti di design. Tipo quando entri in un negozio di settore, accanto a te ci sono fior fiore di illustri esperti che decantano le qualità di strumenti ergonomici e minimalisti e tu riesci solo a pensare ma da che parte si gira questo coso? Ma dicevamo, càpito su questa pagina con la curiosità di un pasticcere di fronte a una zuppa di topinambur in agrodolce e c’è una sola cosa che mi fa venir voglia di andare a curiosare negli album di fotografie: il colore.

Ho un rapporto strano con i colori. È qualcosa che va al di là del fanciullesco entusiasmo per le peggio arlecchinate. Vi è mai capitato di paragonare le persone a colori? O di vestirvi secondo l’umore del giorno? Ecco, io ci descrivo le situazioni. Chi mi conosce mi ha certamente sentito dire frasi come no quel locale mi sa di azzurro pallido, che tristezza oppure una volta sono andata in quella città là e sapeva così tanto di fucsia, che energia. Rapita dal colore, convoco l’Amico e vado a vedere di persona il temporary store To.Lab in Via Carlo Alberto 18. Se non siete in zona, c’è un altro store in Piazza Madama Cristina 2bis.

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Il negozio è piuttosto piccolo e dominato da due articoli principali: gli orologi O Clock e le borse O Bag, di Fullspot.
Ci ritrovo il colore che avevo visto su Facebook, con in più una particolarità gradita: tutto è componibile. La filosofia è quella di stimolare al massimo la personalizzazione e la creatività, ma anche consentire ai clienti di avere un oggetto unico senza spendere un occhio. Insomma, design a portata di normostipendiato.
Anziché comprare una borsa, acquistate la scocca (vogliamo parlare di questo termine ingegneristico? fantastico!) e poi a parte avete un intero scaffale di buste interne, manici e bordi esterni tra i quali scegliere, di vari colori e tessuti. Esempi di design semplice, funzionale, comprensibile e giovane.

Cosa mi metto oggi?
Uhm non so, magari la giacca rossa. Ho anche i manici della borsa in tinta!

Anche per gli orologi si applica la stessa logica della componibilità.
Scegli la base del colore che preferisci, tra un bellissimo arcobaleno di nuances, e poi hai tante tonalità di quadranti da abbinare. I prezzi sono fattibili: un orologio completo (base più quadrante) costa 24 €.

Come scrive Alice Rawsthorn su Wired di questo mese, il design non è una panacea per tutti i problemi ma è uno degli strumenti più potenti a nostra disposizione per risolverli. Perciò benvenuta componibilità e viva To.Lab, design store a prova di imbranato (e di squattrinato).

Storie di design a Torino

Su Facebook vi ho chiesto di quali temi avreste voluto leggere qui su questo blog. Tra i primi ad essere scelti, il design. Sempre rigorosamente social media 🙂

Io: Posso mica sempre pubblicare post che parlano de magnate. Lui: Ma tu non sai niente di design. Con questo splendido incoraggiamento 🙂 metto mano al primo fotopost di questo blog, su un tema che in effetti non padroneggio ma voglio scoprire. Per due motivi. Il primo di ordine pratico: devo arredare casa e sono in cerca di idee furbe e creative. Il secondo di ordine mentale: curiosità.

Sono partita da zeromazeroproprio (aka Wikipedia), sono arrivata a Pinterest (che sta diventando per me una vera droga) e alla fine una cosa l’ho capita: il design a Torino sta dove te lo aspetti ma anche dove non ci avresti mai pensato. Nascosto nelle pieghe della vita prima industriale e poi post-industriale della città, c’è un tocco di design che ha fatto e fa tutt’ora la differenza.

Per vedere altre bellissime foto, vi consiglio Torino Mice, Yes! Torino, Città di Torino!.