Leggere spendendo poco (legalmente): 6 modi

pexels-photo-459791Sto parlando di passione per la lettura, quella che ti fa stare sveglio per una notte intera rincorrendo il finale di quel romanzo che ti ha calamitato il cervello. E sto parlando anche del portafogli, quello che piange dopo averti visto “capitare per caso” in libreria in un anonimo giovedì pomeriggio.

Questi sono i miei stratagemmi furbi per risparmiare senza perdere neanche una pagina.

Amazon: sapevate che spesso questo portale mette a disposizione ebook a meno di 1 €, se non addirittura free? Ecco il link QUI. Potete trovare la stessa modalità su altri portali, come Mondadori, IBS o Feltrinelli. Per chi usa il Kindle o il Kobo

Acciobooks: scambiate low cost o gratuitamente libri nuovi o usati, pagando il costo ridotto del Piego di Libri per la spedizione. Alla mera compravendita si aggiunge in questo caso l’elemento umano: tempo fa ho postato su Instagram uno scambio che mi sta a cuore, eccolo QUI. Per chi non rinuncia alla carta stampata

Biblioteche Civiche Torinesi: ce ne sono molte, in tutti i quartieri di Torino, e spesso ospitano incontri con gli scrittori. Per chi ama gironzolare in città

Archive: testi della letteratura tradizionale, ormai liberi da diritti. Per chi ama i classici

Progetto Gutenberg: altri classici, anche in lingua stranieraPer chi vuole mettersi alla prova con inglese, francese e molto altro

LiberLiber: libri low cost ma anche gratis. Per chi vuole contribuire ad un bel progetto

Review libri: “Cuba Libre” di Yoani Sánchez (BUR)

Sbevazzatori che non siete altro, cosa avete pensato? Questo libro non parla di alcol né di serate brave in giro per l’isola che ha ispirato grandi scrittori come Hemingway. Tra queste righe – composte con cura e passione, quasi come su uno spartito – di grande c’è solo la stanchezza, fisica e di animo, di chi, lontano dal paradiso vissuto dai turisti, ogni giorno sperimenta razionamenti di cibo, burocrazia, proclami politici ormai svuotati di significato.
Per me, scoprire questo lato di Cuba è stato shockante.

Una cosa è quella certa pazienza che lambisce l’apatia, quel sorridente fatalismo di chi guarda al futuro semplice perché quello anteriore ah chissà, che percepisco anche qui in Italia. Tutt’altra storia è leggere degli ospedali nei quali mancano i cuscini, del mercato nero dei generi alimentari che solitamente dò per scontati, dello snervante doppio sistema monetario (pesos nazionali e pesos convertibili), dei “meeting di ripudio” (manifestazioni di protesta contro chi lascia l’isola per andare a vivere in qualche altro Paese), dell’impossibilità di bere latte per chi ha tra i 7 e i 65 anni: incredibile, nel vero senso del faticare-a-credere. Non posso definire in altro modo un passaggio come il pane che adesso metto in tavola non è stato concepito per soddisfare il gusto, perché in una società come questa provare a dare un sapore alle cose rappresenta una debolezza piccolo borghese contro la quale dobbiamo lottare: un vero rivoluzionario si mangia il pane come viene fatto, senza lamentarsi tanto.

Molte persone in questi anni hanno argomentato il classico beh se è troppo incredibile per essere vero magari è proprio perché non lo è: la Sánchez è stata definita “spia” e “mercenaria” ma, nonostante accuse, arresti e censure, ha proseguito l’attività di reporter, vincendo numerosi premi internazionali. Cuba Libre è uscito per la prima volta nel 2009. L’edizione che ho io è del 2013. Chissà se oggi, nel 2015, qualcosa è cambiato. Per saperlo, si può restare aggiornati sul sito 14ymedio.

Da twittare

Se digeriamo costantemente notizie precotte in televisione, discorsi inscatolati e fuori data di scadenza, dadi di calma e pazienza per sopportare il quotidiano, è normale che anche il nostro piatto rispecchi sempre più questi acri sapori.

Inattività e silenzio: inerzia collettiva di un popolo assorto.

Voglio segnalare che non nascondo armi sotto il letto, anche se ho commesso un delitto ricorrente ed esecrabile: mi sono creduta libera.

Non importa quante volte si oltrepassa la linea dell’illegalità: la cosa importante è continuare ad applaudire.

Di fronte alla frequente constatazione che scrivo bene rispondo sempre con una breve frase: Mi spiace, non posso evitarlo, si tratta di una malattia professionale.

Il Museo Egizio in prima serata Rai – Com’è andata?

museo-egizio-torinoRiccardo Muti, Giovanni Soldini, Umberto Veronesi, Evelina Christillin: questa volta Rai1 e il Museo Egizio di Torino hanno scomodato personalità d’eccellenza per anticipare, incuriosire e raccontare un museo di Torino conosciuto – sì – ma recentemente rinnovato e ancora capace di sorprendere. Ieri sera Torino si è messa il vestito lungo ed è andata in onda su Rai1 – in prima serata – con la trasmissione “Stanotte al Museo Egizio”, condotta da Alberto Angela.

Una visita in notturna – modalità proposta spesso negli ultimi anni dai musei di tutto il Mondo – che ha messo in luce fascino e mistero dei reperti.
Per l’occasione su Facebook è stata creata una fanpage ad hoc, sulla quale abbiamo iniziato a scoprire curiosità legate all’Antico Egitto e opinioni illustri. Hashtag ufficiale #StanottealMuseoEgizio.

Il programma ha scatenato il passaparola fra i torinesi orgogliosi del loro gioiellino 😉 Per curiosità sono andata a tracciarmi l’andamento dell’hashtag ufficiale dell’evento: ho trovato una risposta consistente e un sentiment positivo, anche sulla figura di Alberto Angela – definito unico caso di nepotismo meritocratico e come sempre oratore impeccabile.

Se ti sei perso la diretta, ecco il link al portale Rai per rivedere la trasmissione.

Hai una settimana per leggere

torino-libri-2015In attesa di scoprire l’edizione 2015 del Salone Internazionale del Libro di Torino a Maggio, dal 20 al 25 Aprile in città si tiene l’evento Torino Che Legge.

Le iniziative inserite in calendario sono tante e coprono tutto il territorio del capoluogo sabaudo: il programma accompagna alla consapevolezza dell’importanza dei libri sia i bambini, con letture nelle scuole ed eventi nelle biblioteche, sia i meno bambini, con presentazioni di libri di attualità come “Il grande califfato” di Domenico Quirico o “Dall’economia all’euteleia. Scintille di decrescita e anarchia” di Alessandro Pertosa con prefazione di Maurizio Pallante.

Torino Che Legge terminerà il 25 Aprile, giornata ricca di spunti di riflessione, che si rivela perfetta per mostrare quanto di resistenza, libertà e giustizia si possa (anzi si debba) parlare sia ai piccoli sia ai grandi.
Mi piace pensare che i libri siano come i passi: quando li compi non puoi che vedere il dopo, ma allo stesso tempo ti sarà impossibile dimenticare ciò che è successo prima.

Cronaca e attualità a Torino: dove informarsi su Twitter

cronaca-torino-twitterMi capita sempre più spesso di leggere news su Twitter prima ancora di vederle rimbalzare su Facebook e televisione. In particolare, se parliamo di tenersi informati sulla nostra città, trovo interessanti da seguire

@lo_spifferoFatti e misfatti della vita politica ed economica piemontese raccontati dai più informati (e puntuti) notisti casalinghi, in prima persona o sotto pseudonimo.

@monicacerutti: è politicamente coinvolta (SEL) quindi potrebbe non incontrare necessariamente i vostri favori, ma la consiglio per i contenuti e la combattività.

@regionepiemonte: Canale gestito dall’Ufficio Relazioni con il Pubblico della Regione Piemonte: notizie e informazioni per i cittadini.

@LaVoceRedazione: copre tutto il Piemonte, e anche lo sport.

@Ansa_PiemonteLe top news dell’ANSA, la più importante agenzia d’informazione in Italia. Ultim’ora, notizie, foto e video dal Piemonte. Aggiornamenti 24 ore su 24.

@rep_torino: profilo ufficiale del quotidiano Repubblica su Torino.

@la_stampa: profilo ufficiale del quotidiano torinese La Stampa.

@Torino_LaStampa: Le ultime notizie da Torino e dal Piemonte: cronaca, economia, sport, cultura e costume direttamente dal capoluogo piemontese.

@Unioncamere_Pie: profilo ufficiale delle Camere di Commercio del Piemonte. Un punto di vista interessante su servizi ed economia locale.

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#JeSuisCharlie

charlie hebdoQuante volte scrivi e poi ci ripensi, ti autocensuri per mille motivi diversi?

Quante volte scrivi preoccupandoti più delle ipotetiche conseguenze che della qualità del lavoro?

Quante volte scrivi pensando più a chi ti paga che a chi ti legge?

Quante volte scrivi visualizzando le critiche anziché l’obiettività?

A partire da oggi, per me, sarà ogni giorno una volta in meno.

How-to – Come si fa una intervista

intervista social media torino howtoCosa hanno in comune Daria Bignardi e Fabio Fazio? Di certo avrete visto almeno una volta i programmi televisivi che conducono: sono incentrati sulle interviste ai personaggi più disparati come politici, attori, giornalisti, scrittori, comici.
Ora, che voi vogliate condurre una trasmissione tv oppure dobbiate più semplicemente scrivere un’intervista per il vostro giornale, sito o blog, ecco qualche dritta su come preparare, costruire e sfornare una bella intervista.

PERCHÉ – Se avete scelto questa intervista da soli, conoscerete certamente la motivazione che vi spinge a farla. Se vi è stata assegnata e non vi è chiaro il perché fate domande. Approfondite con i vostri superiori, clienti, committenti. Cosa vogliamo ottenere dall’intervista? Perché proprio a questa persona o gruppo? Perché lui/lei e non altri esponenti del settore? Lasciare tutto questo al caso o all’intuizione equivale a partire già azzoppati.

CHI – Altra mossa furba è capire chi si avrà di fronte. Che l’intervista sia scritta, telefonica o di persona, è fondamentale una ricerca preliminare sul profilo in questione. Di solito io mi sforzo di andare oltre alle informazioni base: ad esempio mi chiedo cosa ha scritto negli ultimi mesi, di cosa si sta occupando. Quali novità lo hanno visto protagonista nella sua vita (anche personale)? A quali eventi ha partecipato, magari twittandone, e in compagnia di chi?
Anche se vi rendete conto di non condividere politiche, idee e azioni di chi avrete di fronte, cercate di mettere da parte sentimenti personali e pregiudizi. L’empatia – altrimenti detto mettersi quanto più possibile nei panni dell’altro – aiuta moltissimo ad evitare gaffes, andare dritti al punto, non perdere tempo e non farlo perdere agli altri.

COSA E QUANTO – Una volta avuti chiari questi primi punti, potete partire con la costruzione. Stabilite con precisione data, luogo e orario e comunicate anche la durata prevista dell’intervista (gesto sempre apprezzato, specie se vi tenete sulla mezz’ora e rispettate poi i tempi).
In questo paragrafo va affrontata anche l’annosa “questione delle domande concordate”: in alcuni casi capita di sentirsi richiedere le tracce in anticipo e ci si può trovare spiazzati. Il mio post/articolo somiglierà ad un triste comunicato stampa? Perché non posso chiedere ciò che avevo in mente? Beh sappiate che non siete i soli a pensare tutto questo: ciascuno trova le proprie risposte a queste domande, dal canto mio posso dirvi che ho scelto di non comunicare mai in anticipo i dettagli delle interviste che faccio.
Tornando al nocciolo della questione, più che un rigido elenco di domande studiate un percorso da fare con il vostro intervistato. Immaginate una passeggiata in montagna: voi sarete la guida lungo il sentiero – con cartina, punto di partenza e di arrivo bene in testa – ma lui/lei sarà libero/a di fermarsi a fare qualche foto, se i tempi lo consentono.

COME – Mantenere una scaletta flessibile vi consente di divertirvi e di non annoiare.
Fate poche domande – quelle giuste – e prestate attenzione al linguaggio, considerando età e background dell’intervistato.
Ah, e sapete qual è il top? Non avere alcuna domanda. Sì esatto avete letto bene. Sono convinta che le migliori interviste non siano fatte di botta e risposta ma di spunti intelligenti di discussione e dibattiti che arricchiscono tutti gli interlocutori.

Bene, e adesso?
Siete seduti in un ufficio con un caffè di fronte, il vostro registratore sul tavolo e un po’ di inquietudine addosso, stile Anastasia Steele in 50 Sfumature?
Sorridete e rilassatevi. Che stiate aspettando un cantante rock o il sindaco della città, una persona naturale e interessata a sapere di più su chi ha di fronte mette chiunque a proprio agio e fa sempre buona impressione.
Non temete di essere giudicati: in fondo siete voi a condurre il gioco, e dall’altra parte questo potrebbe essere visto con lo stesso timore che state provando voi.

In bocca al lupo e buon lavoro!

Buongiorno un cazzo.

Ce l’avete presente l’espressione il buongiorno si vede dal mattino? Ecco, buongiorno un cazzo. No, non è un mio insulto ma il nome di un gruppo Facebook. Che per inciso non ama proprio per niente la rubrica Il Buongiorno di Gramellini, noto giornalista torinese de La Stampa e presenza televisiva su Rai Tre a Che tempo che fa.
Il gruppo si chiama appunto BUC – Buongiorno Un Cazzo.

Il buongiorno di Gramellini, o forse anche noIniziamo con le definizioni corrette: gruppo aperto di resistenza culturale a Gramellini e al gramellinismo, nei media italiani e oltre. Ma chi siete voi, fondatori del gruppo e soprattutto cos’è il “gramellinismo”?

Per identificarci è necessario prima esplicitare il termine “gramellinismo”. Noi, come gruppo, lo identifichiamo come un certo stile giornalistico che ha preso piede sulla stampa nazionale e, in alcuni casi, internazionale. Si tratta di un tipo di giornalismo che secondo noi è pressappochista e generalmente svogliato (che, ad esempio, non ci pare talora rispondere al doveroso fact-checking), moraleggiante (le vecchie usanze, il piccolo mondo antico, “quando eravamo giovani…”, il costante appello al “buon senso”, il “rossi e neri tutti uguali”), nazional-popolare, estremamente conservatore (anche se mascherato con artifici progressisti) e sdolcinato (ovvero contraddistinto da una smodata esaltazione delle buone maniere, dei buoni sentimenti, del buon cristiano, della buona creanza).
Venendo al nucleo centrale della domanda, noi non siamo i fondatori bensì il gruppo che gestisce la pagina, ovvero il cosiddetto “Soviet”, composto da veterani che hanno manifestato il proprio valore nell’opporsi alla crescente gramellinizzazione dell’informazione e della carta stampata. Svestiti i panni del BUC, siamo persone comuni, mosse semplicemente dal desiderio di informarsi con qualità e dalla noia per alcune espressioni del giornalismo italiano e non, che forse si sono effettivamente adagiate su una strategia comunicativa che pare ostaggio del luogo comune.

Perché e da quanto Gramellini vi… pesa sulle natiche?

La nostra battaglia culturale di resistenza non è una crociata contro Gramellini. Non siamo assolutamente un gruppo di haters che irrompe a suon di cori da stadio negli studi di Che tempo che fa o nella redazione de La Stampa. Lungi da noi. Ovviamente Gramellini è la rappresentazione fisica di un fenomeno più ampio e trasversale. Ecco perché ci teniamo a sottolineare come la nostra sia una resistenza di carattere esclusivamente culturale e non certo contro la persona specifica.
Perché il suo scrivere ci dà l’orticaria? Il continuo richiamo a X, specchio del Paese (X sta per qualsiasi evento sportivo, positivo\negativo che sia, la Costa Concordia, il dente del giudizio che duole etc…) sembra essere l’antitesi dell’informazione stessa. Spesso, dopo aver letto un Buongiorno, ci chiediamo E quindi? Che ci ha voluto dire?. Ecco, tutto questo ci dà molto molto fastidio. Ovviamente, la nostra resistenza al gramellinismo non è una faccenda di pelle. A volte ci spiace quasi dirlo, ma siamo i lettori più assidui del Buongiorno. Cerchiamo anche di anticiparlo, facendo ogni giorno il Totobuongiorno, immaginando quale possa essere l’argomento del corsivo del giorno dopo. E spesso ci riusciamo.
Ci divertiamo, resistendo culturalmente e imponendo a tutti un comportamento meglio esplicitato dal nostro regolamento interno: Art. 2 L’antigramellinismo è critica motivata e umorismo. Per gli insulti gratuiti, rivolgersi altrove. Per parlare di Fabio Volo, idem.

Come nasce l’idea di creare questo gruppo e come sta andando la community che si è creata?

L’idea nasce dalla brillante mente del nostro fondatore, Jacopo Tomatis, che per noi è “Il Caro Leader”, nonché il motore dell’iniziativa e della “resistenza”. La community va bene, anche se non ci consideriamo un prodotto di mercato. Per noi conta molto avere pochi utenti ma validi e attivi, piuttosto che migliaia di iscritti che non partecipano attivamente nel gruppo.
Negli ultimi mesi abbiamo lanciato anche una fanpage Facebook parallela, non necessariamente limitata al Buongiorno quotidiano, che rappresenta la parte creativa di BUC .

Soviet di Buongiorno un cazzo, definitevi con un termine social: POV, Point Of View.

Scrittura creativa: esercizi per vincere la minacciosa “sindrome da pagina bianca”

Scrittura creativa TorinoMai capitata la cosiddetta “Sindrome da pagina bianca”?
Devi scrivere una relazione di lavoro, una email, la tesi di laurea o piuttosto un testo di diversa natura, creativo, per partecipare ad un concorso letterario.
Sei lì con il tuo bel foglio Word aperto che ti guarda. Ancora bianco. Da più di mezz’ora.
Guardi a destra e hai l’orologio del cellulare che ti bacchetta. Guardi a sinistra e hai la to-do list (La Maledetta è lei, altro che Pirlo).

Capita anche a me, quindi ho deciso di condividere 3 esercizi che faccio quando la penna si è inceppata e il doc Word urla per farsi sentire.
Modalità di somministrazione: qb anche oltre il caso di necessità 😉

1. L’ESERCIZIO DELLA LETTERA
Guardati intorno, scegli la prima lettera che vedi, a caso, e scrivi 25 parole che cominciano con quella lettera. Senti che qualcosa si sta mettendo in moto? La tua mente dice a sé stessa beh dai questo è facile lo so fare senza problemi e tu ti ritrovi a scrivere. Solo scrivere. Ripeti l’esercizio con un’altra lettera. Va meglio? A me, arrivata a questo punto, succede che, seppur seguendo il percorso obbligato dell’iniziale scelta per l’elenco, la mente vaga in un brainstorming libero. Questo brainstorming può rivelarsi più utile di quanto avreste creduto, sfruttatelo: appuntatevi idee balzane, ispirazioni, ricordi emersi grazie ad esso.

2. L’ESERCIZIO DEL COMPLEANNO
Pensa ad un evento, come il compleanno di tua mamma oppure la prossima cena di San Valentino con il/la fidanzato/a. Immagina di essere stato incaricato di organizzarlo: devi fornire ai tuoi collaboratori un elenco completo di tutti gli step. Stendi solo l’elenco, senza preoccuparti dei dettagli ai quali penserai più tardi. Come cominceresti? Ordinando la torta di compleanno oppure telefonando al ristorante per prenotare? Cosa ha priorità e cosa invece è secondario? Questo esercizio costringe la mente a creare una scaletta, riordinando le idee confuse, dando loro un ordine di senso ma anche temporale. Molto utile quando vi viene richiesto un articolo o un capitolo di libro o tesi.

3. L’ESERCIZIO DEL DITO
Descrivi minuziosamente come si presenta il dito indice della tua mano destra. Soffermati sui particolari e arricchisci con aggettivi. Non aver paura di dilungarti o annoiare. Si tratta di un dito affusolato oppure tozzo? La pelle è abbronzata o pallida? Screpolata oppure liscia? Più ricco sarà il testo in termini di dettagli, più sarete portati alla concentrazione e all’esposizione. Trovo che questo esercizio sia ottimo, specie quando non riesco a creare una descrizione soddisfacente oppure a spiegare un concetto nel modo approfondito richiesto.

Se volete leggere testi di scrittura autorevoli, vi consiglio Annamaria Testa oppure, a proposito di tesi, Umberto Eco. Per imparare come si delinea un plot davvero avvincente, per me nessuno eguaglia l’intramontabile Agatha Christie.
Per tutto il resto, leggete leggete leggete. Leggete libri lunghi oppure brevi. Leggete scrittori europei vicini alla vostra cultura ma anche sudamericani e orientali, che vi sfideranno alla comprensione e all’empatia.

Leggete come mangiate: tanto, di tutto e ad ogni ora del giorno.

Digital Festival 2014 Torino: fino a Domenica ancora web e social

Digital Festivaldf14 digital experience festival torino finito (QUI il mio Storify): il 29, 30 e 31 Maggio scorsi a Torino, nello spazio mostre della Regione in Piazza Castello, si è parlato di adv, mobile, food, moda, turismo e giornalismo. In una parola, tre giorni di digitale in ogni salsa. E adesso?

A proposito di salsa adesso il mashup, mescolanza di tematiche e dibattiti al centro dell’edizione #df14, continua con i Digital Food Days.
Questa serie di eventi porta nuovamente a Torino buoni esempi di social eating, fenomeno sociale e culturale che sta spopolando in tutta Europa e che prevede mangiare per socializzare (e magari farsi buoni contatti lavorativi) non più al ristorante ma in case private.

30 tavole apparecchiate in tutta Italia dal 31 Maggio all’8 Giugno nelle quali si chiacchiera con un guru di come il digitale stia cambiando il nostro rapporto con #Turismo, #Media2.0 e #Fashion

Un esempio? Il 4 giugno il tema della serata è quello dei media, e i guru presenti a tavola saranno Francesco Gavatorta – docente Ninja Marketing, strategic planner ed esperto di content management – e Nicola Pasianot – digital and social media strategist presso Ideal Comunicazione nonché fondatore di Instagramers Italia.

df14 digital experience festival torino mashup gnammoEccovi le altre date papabili per geek di Torino che amano la buona cucina: