5 fanpage Facebook da seguire – aggiornamento Novembre 2015

facebook torinoArteide Perché è un’ottima fonte di ispirazione per la creatività.

Le Confessioni di Una Cassiera Perché una volta capitati qui poi non si torna indietro: la prossima volta che andrete a far la spesa la cassiera con le unghie fucsia vi apparirà più simpatica.

Medici Senza Frontiere Perché un bombardamento su un ospedale non può restare senza un responsabile, come minimo con nome e cognome.

Nicolai Lilin Perché è bello leggere di territori russi, dei quali in Occidente sappiamo poco e in modo approssimativo.

Siciliani Creativi in Cucina Perché le sue ricette sono come le recensioni sui migliori ristoranti: porzioni abbondantitutto buonissimo, consigliato!

50 sfumature di risate: pagellino semiserio

Ho finalmente colmato una lacuna che lasciava inorriditi amici e parenti.
Ma ccccome, non lo vai a vedere 50 sfumature? Eh? Eh? E come mai?
Quindi eccallà: dismessi i panni della nerd e messi in borsa due tre frustini, sono andata al cinema.

Dettaglio da ricordare: il libro è scritto da cani.
Colonna sonora molto bella, con Annie Lennox, Beyoncè, Weeknd, Ellie Goulding.
Gli attori uhm. Ma proprio nel senso di uhm. Mi spiego meglio.

fifty-shades-torinoProtagonista maschile: Jamie Dornan alias Christian Grey

Lo sentite? È il bon ci bon ci bon bon bon. Interpretare un ruolo come questo secondo me è la quint’essenza del vincere facile: bello, giovane, ricco, di successo, potente, affascinante. Porta la sua bella in elicottero, le regala un’auto nuova (e non stiamo parlando di una 500, stolte), si presenbueta ai suoi genitori vestito in modo impeccabile. Realismo puro insomma. Voglio dire, chi di noi ragazze non ha mai incontrato un uomo così? Esatto.

Certo poi arriva la frase Io non faccio l’amore, io scopo. Forte. pronunciata con il tipico sguardo carico di pathos di un bue grasso di Carrù. Risultato: mezza sala piegata in due dalle risate e l’alone di credibilità se n’è andato in vacca. Appunto.

10+
IL POLLO AMADORI

Fifty-Shades-of-Grey-Anastasia-SteeleProtagonista femminile: Dakota Johnson alias Anastasia Steele

Partiamo già male: l’attrice è figlia di Melanie Griffith quindi in odore di raccomandazione.
Il suo personaggio poi continua anche peggio.
Non fraintendetemi, non sono una puritana e sono convinta che chiunque abbia il diritto di fare della propria vita sessuale ciò che gli pare. Su questo libro – e più in generale sul tema del bdsm – sono state sprecate milioni di parole, si è tirato un ballo il femminismo, si son fatte analisi che non starò qui a giudicare. Però una cosa l’ho notata.

Il genere femminile da questo film non ne esce male perché Anastasia si fa appendere come un salame di cinghiale in tavernetta. E neanche perché accetta da un milionario un Mac Air anziché chiedere una casa al mare o una quota della sua azienda. No. Il punto è che per tutto il film di questa ragazza RIDIAMO. Scene e dialoghi sono talmente inverosimili, talmente “troppo”, che non si riesce a trattenersi.

All’inizio del film Anastasia ha un’età mentale da 5enne e si guarda intorno con lo sguardo perso del cerbiatto che vede i fari di un tir. Poi cominciano esilaranti scene di sospiri e tremori appena lui le sfiora il malleolo. Arrivati alle scene di sesso – quelle in cui lei ha un orgasmo appena rimane senza vestiti, per capirci – in sala si contano 5 persone che a forza di ridere non respirano più, 4 con spasmi facciali irrecuperabili e il resto degli spettatori è collassato in lacrime con la pancia in mano addosso al vicino.

Ora, passi che sei nerd e ti piace leggere. Passi che hai sti occhi da triglia al vapore. Passi persino che non ti depili. MA NON SARAI MICA ANCORA FERMA ALLA STORIELLA DEL FIORE VERO? Datti una calmata e prenditi il Ventolin, boja faus.

Riscontrato un miglioramento nel corso della scena Telefonata-Da-Ubriaca.
Previsto boom di invii cv nelle ferramente di tutto il Mondo.

5
L’ASMATICA

Buongiorno un cazzo.

Ce l’avete presente l’espressione il buongiorno si vede dal mattino? Ecco, buongiorno un cazzo. No, non è un mio insulto ma il nome di un gruppo Facebook. Che per inciso non ama proprio per niente la rubrica Il Buongiorno di Gramellini, noto giornalista torinese de La Stampa e presenza televisiva su Rai Tre a Che tempo che fa.
Il gruppo si chiama appunto BUC – Buongiorno Un Cazzo.

Il buongiorno di Gramellini, o forse anche noIniziamo con le definizioni corrette: gruppo aperto di resistenza culturale a Gramellini e al gramellinismo, nei media italiani e oltre. Ma chi siete voi, fondatori del gruppo e soprattutto cos’è il “gramellinismo”?

Per identificarci è necessario prima esplicitare il termine “gramellinismo”. Noi, come gruppo, lo identifichiamo come un certo stile giornalistico che ha preso piede sulla stampa nazionale e, in alcuni casi, internazionale. Si tratta di un tipo di giornalismo che secondo noi è pressappochista e generalmente svogliato (che, ad esempio, non ci pare talora rispondere al doveroso fact-checking), moraleggiante (le vecchie usanze, il piccolo mondo antico, “quando eravamo giovani…”, il costante appello al “buon senso”, il “rossi e neri tutti uguali”), nazional-popolare, estremamente conservatore (anche se mascherato con artifici progressisti) e sdolcinato (ovvero contraddistinto da una smodata esaltazione delle buone maniere, dei buoni sentimenti, del buon cristiano, della buona creanza).
Venendo al nucleo centrale della domanda, noi non siamo i fondatori bensì il gruppo che gestisce la pagina, ovvero il cosiddetto “Soviet”, composto da veterani che hanno manifestato il proprio valore nell’opporsi alla crescente gramellinizzazione dell’informazione e della carta stampata. Svestiti i panni del BUC, siamo persone comuni, mosse semplicemente dal desiderio di informarsi con qualità e dalla noia per alcune espressioni del giornalismo italiano e non, che forse si sono effettivamente adagiate su una strategia comunicativa che pare ostaggio del luogo comune.

Perché e da quanto Gramellini vi… pesa sulle natiche?

La nostra battaglia culturale di resistenza non è una crociata contro Gramellini. Non siamo assolutamente un gruppo di haters che irrompe a suon di cori da stadio negli studi di Che tempo che fa o nella redazione de La Stampa. Lungi da noi. Ovviamente Gramellini è la rappresentazione fisica di un fenomeno più ampio e trasversale. Ecco perché ci teniamo a sottolineare come la nostra sia una resistenza di carattere esclusivamente culturale e non certo contro la persona specifica.
Perché il suo scrivere ci dà l’orticaria? Il continuo richiamo a X, specchio del Paese (X sta per qualsiasi evento sportivo, positivo\negativo che sia, la Costa Concordia, il dente del giudizio che duole etc…) sembra essere l’antitesi dell’informazione stessa. Spesso, dopo aver letto un Buongiorno, ci chiediamo E quindi? Che ci ha voluto dire?. Ecco, tutto questo ci dà molto molto fastidio. Ovviamente, la nostra resistenza al gramellinismo non è una faccenda di pelle. A volte ci spiace quasi dirlo, ma siamo i lettori più assidui del Buongiorno. Cerchiamo anche di anticiparlo, facendo ogni giorno il Totobuongiorno, immaginando quale possa essere l’argomento del corsivo del giorno dopo. E spesso ci riusciamo.
Ci divertiamo, resistendo culturalmente e imponendo a tutti un comportamento meglio esplicitato dal nostro regolamento interno: Art. 2 L’antigramellinismo è critica motivata e umorismo. Per gli insulti gratuiti, rivolgersi altrove. Per parlare di Fabio Volo, idem.

Come nasce l’idea di creare questo gruppo e come sta andando la community che si è creata?

L’idea nasce dalla brillante mente del nostro fondatore, Jacopo Tomatis, che per noi è “Il Caro Leader”, nonché il motore dell’iniziativa e della “resistenza”. La community va bene, anche se non ci consideriamo un prodotto di mercato. Per noi conta molto avere pochi utenti ma validi e attivi, piuttosto che migliaia di iscritti che non partecipano attivamente nel gruppo.
Negli ultimi mesi abbiamo lanciato anche una fanpage Facebook parallela, non necessariamente limitata al Buongiorno quotidiano, che rappresenta la parte creativa di BUC .

Soviet di Buongiorno un cazzo, definitevi con un termine social: POV, Point Of View.

Because I’m happy?

Leggo spesso blog, diversi tra loro. La mamma un po’ carogna, il nerd e i suoi episodi esilaranti di vita vissuta,  i viaggiatori con le loro storie. E ho realizzato una cosa: se sei una blogger, essere felice è un casino.

Prendi Machedavvero, poveraccia. Quando era una madre sull’orlo di una crisi di nervi tutti a leggere, adorare, confortare. Poi la pupa è cresciuta, lei sta meglio e giù le critiche. Anche adesso che si fa i viaggi in giro per l’Europa io stessa penso Belle foto eh, ma che noia è diventata…
Perché diciamocelo, è umano: le sfighe sono più divertenti delle cose belle. Ridereste se chi scivola sulla banana ricadesse in un leggiadro plissé anziché con una sonora panciata? Chi leggerebbe mai un libro che alla prima frase fa subito Ecco la storia di tre persone che sono vissute felici e contente? Nessuno. Devono essere orfani, sfigati, partire dal basso che più basso non si può e vogliamo accompagnarli verso la rinascita, la gloria. E le serie tv? Più sono intricate, misteriose, avventurose più le guardi. E se c’è quel pizzico di splatter o di violento pazienza, nel contesto ci sta perché intanto la tua mente è nutrita di altro. Di azione, di carica magnetica che ti tiene incollata allo schermo.
Questione di storytelling baby, quello delle nostre vite. Meet, lose, get. Il gancio, il picco di tensione, la felicità nel raggiungimento del risultato. Togli tutto questo e non c’è storia, letteralmente.

E se uno è felice? Cacchio se ne fa del tudududu stile Lo Squalo? Niente. Se sei felice non hai paura, non chiedi alle persone di cambiare. Te ne stai lì bello tranquillo e ti godi ciò che hai. Montagne russe emozionali un’altra volta, grazie.
Ecco quindi il dubbio. Dato che sono (finalmente) felice, potrò mai realmente intrattenervi signori e signore che siete lì, dall’altra parte dello schermo? Chi siamo? Dove stiamo andando? Ma soprattutto: perché il reach organico Facebook continua a calare?
Torno a lavorare che è meglio.

Amazon e il drone su Torino

amazon drone torinoSe fate acquisti online, non vi sarà sfuggita una novità recente.
La notizia è codesta: Amazon intende usare i droni, piccoli robot in grado di volare e comandabili da remoto, per consegnare i prodotti che gli utenti acquistano sul sito. Il servizio si chiamerà Prime Air e nelle previsioni di Jeff Bezos sarà attivo tra 5 anni.

Ora immaginate la figata. L’innovazione. Il futuro. Wow.
Poi immaginate le declinazioni nella vita quotidiana. Ad esempio la mamma geek che ordina i libri scolastici per il figlio.

Allora Daniii, io esco e vado al lavoro. La carne è nel frigo, solo più da far cuocere. Ricordati del drone: ti porta il libro di chimica. Non ringraziarlo con una pacca sulla spalla che l’altra volta è volato giù dal quarto piaaaano poverino.

Finalmente i figli non scollegherebbero il cervello già a partire da io esc ma rimarrebbero attenti. Ci pensate. Milioni di nasi schiacciati contro la finestra a guardare se quello è il drone col mio manuale di GdR o il fumetto preferito o Assassin’s Creed 27.
Entusiasmo mai visto per i libri di scuola. E la sensazione che Harry Potter col suo piccione bianco mi fa una cippa, io c’ho er drone tzè.

E poi arriva Dicembre. E come spieghi ai più piccoli che Babbo Natale adesso usa il drone e non la slitta per portarti i regali sotto l’albero? Uhm, questo è un problema.

Mamma guarda un uccello meccanico!
No amore quello è un drone, occhio alla testa che il vicino del terzo piano ama i libri di fotografie e si sa mai…

E poi c’è il capitolo Girl Geek Drone. Per esempio io quando ho letto l’articolo ho avuto fantasie malsane su un’eventuale opzione di personalizzazione del drone (provate a immaginare le scene: il mio sarà fucsia! no il mio sarà viola! invece il mio avrà su l’autografo di Pirlo!). Ma se lo richiedo verde chiaro, cari amici di Amazon, quanto mi costa?
E poi come avviene la consegna?
Se ordino 50 sfumature di grigio arriva un drone vestito di latex? O si intrufola la notte in gran segreto e si guarda intorno prima di scaraventare in fretta il libro nella buca delle lettere?
E poi il drone bussa alla mia finestra e mi dice ciao oppure mi spara fuori il libro da un non specificato robot-orifizio? Perché nel secondo caso l’affermazione questo libro è una cagata pazzesca assumerebbe tutto un altro significato.

Anche i nerd nel loro piccolo si incazzano

torino blog comicoNormalmente impegnati a trastullarci con tweet embeddabili e notizie di Google Glasses al Museo Egizio, talvolta accade che noi geek/nerd/smanettoni/qualsivoglia un po’ ci incazziamo.
Eh ma non una leggera flebile parolaccia. Parlo proprio di quei momenti in cui ti acchiappa una sana e consapevole voglia di rompere vetrine con armi medievali, bestemmiare come un marinaio francese ubriaco con un braccio rotto e colmare la restante iperattività con cibo e alcolici.
Ecco, uno di questi momenti è capitato proprio oggi.
Così ho fatto un elenco di cose che sento il bisogno di fare quando il Mondo rema contro:

– Lui. Sì, io che normalmente mi vanto della mia indipendenza e decanto il carattere forte ereditato da mia mamma. Io che giro la notte con le mie amiche da sola, non chiedo mai il permesso, vado a cena con i miei amici maschi. Quando ho voglia di azzannare qualcuno, solo Lui riesce a spuntare il canino, con le sue filosoferie, i complimenti, i nomignoli scemi, i massaggi ai piedi. Tranquilli, il peggio deve ancora venire. Leggete gli altri punti 😉

– La musica. Sì ma non quella rock seria, e neanche la metallo. Non i Beatles, gli Oasis o i Subsonica. No, io provo un’irrefrenabile attrazione per quel Soundcloud che custodisce gelosamente il più recondito dei segreti: il reggaeton. Sì lo so non è serio, ma posso dire una cosa? #chissenefotte. Quando sta per partirmi il crOstA voglio Daddy Yankee, e poi voglio Carlos Baute e poi voglio Danza Kuduro. E finito il reggaeton, rapida virata verso la musica leggera italiana: Venditti, Laura Pausini. In alcune fasi, quelle più acute, si arriva a Massimo Ranieri, possibilmente nella variante E adesso andate via, voglio restare sola cantata a squarciagola. #sensacugnisiun

– Conseguente alla felice parentesi delle canzoni strappalacrime c’è solo una cosa. Quella cosa che ogni donna fa quando i clienti sono imbecilli (non è che sembrano, SONO ed è cosa ben peggiore), il pc non funziona, il cellulare si blocca, il pane non lievita perché hai messo troppa acqua e adesso sembra un soufflé informe molliccio. SHOPPING. Scarpe, ombretti, smalti Kiko, collant colorati. E poi libri. Libri come se non ci fosse un domani (e una libreria piena). Ma quali? Salta alla casella successiva!

– Ora voi vi direte vabeh questa si compra i tomazzi sulla vita di Steve Jobs o i saggi di Travaglio. Faccio coming-out: no niente del genere. Io quando sono arrabbiata desidero estraniarmi, abbrutirmi, attaccarmi alle pagine e divorarle una dopo l’altra come dolci: per questo compro LIBRI ROMANTICONI. Storie leggere, non alla Harmony ma nelle quali il profumo di lieto fine si sente dalla prima pagina, la dose di struggimenti di entrambi i sessi è da iperglicemia, e il finale culmina in un climax di matrimoni e figli. Possibilmente tre, biondi e scorrazzanti nella casa dei sogni.

– Al termine di una serata con un’incazzatura mica da ridere, la cosa di cui non potrei fare a meno è scrivere. E siccome Lui dice che quando sono ingrugnita zappo sulla tastiera e vuoi mai che il mio amato computer soffra… ORORE ORORE… scrivo su carta. Io, che i pensieri li snocciolo su questo blog, ho 25 agende sul Drive e 3700 file condivisi sul Dropbox. Io che tzè guarda quello col taccuino. Sì io oggi mi alzo in piedi e con coraggio dico al Mondo: vostr’onore QUESTO POST L’HO SCRITTO SU UN FOGLIO DI CARTA DELLA STAMPANTE.

Galateo della scrittura sui social network, caso #4 – Requiem per la grammatica

urlo munch torinoCari amici, benvenuti alla messa di addio solenne per la grammatica italiana.
Lasciate ogni congiuntivo voi che entrate. Dimenticate la punteggiatura. Rinnegate tutto ciò che finora avevate conosciuto e abbracciate la nuova fede: la comunicazione web.

Ciao!! Come stai?? Io bene!!
Senti amico della punteggiatura arzilla!! Posso chiederti una cosa?? Perché lo fai?? No perché anche se non metti due esclamazioni ogni volta va bene uguale eh, non mi offendo. Punto.

Non ti so dire dire bene bene ti avviso.
Certo certo, tranquillo tranquillo. Maledetto t9 maledetto t9, che si permette di aggiungere parole a tradimento mentre scrivo.

Caio, come stai?
Io bene, Sempronio è al lavoro guarda.
E veniamo così allo Strano Caso del Caio. Ecco, io nella prossima vita voglio proprio conoscere l’omino che, quando hanno messo a punto il t9, si è divertito come un matto a inserire come prima opzione parole che nessuno usa. Nessuno.
Vuoi partire con un semplice ti? Ti parte yiddish (??). Il tuo era un timido ciao? Voilà col Caio. E poi la perla, per educare noi volgari esseri inferiori: mera quando volevi risolvere una
questione con la sana imprecazione merda.
Apriti cielo poi quando tenti di scrivere parole degne del Manzoni, tipo numerabile. Lì accadono cose che voi umani non potete immaginare.

Questo faldone è minerale?
Certo signorina, di solito si beve col caffè delle 11.

Mamma vado a prendere il gabinetto poi vado a scuola.
Noooo la diarrea noooo.

Ciliegina sulla torta a Chrysler, che evidentemente deve aver sborsato un pò di soldi per comparire ogni volta che sbagli a scrivere che.

Poi ci sono loro, il girone peggiore.
Quando li incontri una musica tetra bussa alle tue orecchie e strani gatti neri incrociano il 56 mentre vai all’università.
La loro condanna consiste nello spiegare tutte le parole del vocabolario con almeno 5 frasi di senso compiuto. In un giorno. Su un piede solo.
Solo quelli che comunicano con le emoticons.

Ciao, come stai?
E ti fa l’emoticon dell’ok.
Anch’io tutto bene, sommersa di lavoro. Che hai fatto venerdì?
E lui sfodera il disegnino del bicchiere da cocktail.

Gentile amico, io non dico niente. No davvero, ti voglio benissimo lo stesso e mi spiace anche, perché magari hai perso l’uso della parola o hai le dita ingessate.
Ma una cosa la penso. Penso che qualcuno, là fuori da qualche parte, in ciabatte o dentro un garage sfigato, sta inventando l’emoticon a forma di dito medio.
Quel giorno, caro amico, sentirai il mio ghigno malefico tuonare tre metri sopra le tue orecchie.

Galateo della scrittura sui social network, caso #3 – Il baccaglio (e gli esseri molesti) ai tempi del socialmedia

dubbio torino socialmediaCiao… Sei la fidanzata di Chef Rubio?? 🙁 Beata te!!
ma anche
Fico quindi tu conosci Chef Rubio. Presentamelo! Che bbbbbono.

Ricevuto da: utenti sconosciute (donne) su Facebook, dopo la pubblicazione di questo post qui.
Pronto? Sì, buongiorno vorrei segnalare alle autorità un gruppo di donne dall’ormone impazzito. Sì sì, credo siano un pericolo per la pubblica incolumità. Come scusi? Se ogni blogger che intervista qualcuno diventa in automatico la sua fidanzata? Occavolo. OCCAVOLO. Scappo mi scusi, devo scrivere una email a Lenny Kravitz per proporgli SUBITO un’intervista. Clic.

Ciao,
mi rendo conto che questo canale non è il più adatto ma vorrei ugualmente inviare una richiesta.
Sono arrivato ad una fase della mia vita nella quale vorrei trovare l’anima gemella, la donna che mi completa e con cui costruire un legame duraturo.

Ricevuto da: utente inglese su LinkedIn.
Giuro non è una bufala. Ho Lui come testimone.
So che ve lo state chiedendo quindi disseto la vostra curiosità: no, non era così brutto perciò non si spiega come mai scrivesse a sconosciute sul canale meno appropriato del Mondo.
Gli auguro comunque di aver trovato moglie. Magari lavora nella sua stessa azienda, pensa che ottimizzazione dei flussi.

Ciao, mi segui? Ho tanti followers!

Ricevuto da: utenti conosciuti (uomini) su Twitter. Sopracciglio alzato e defollow senza rimpianti.
Ecco la novità: numero di followers is the new ce l’ho lungo.

Poi dicono che ai geek non succede mai niente di divertente.

Non aprite questo post

scaredNel rinfrescante clima estivo torinese, all’altezza di via Nizza e in compagnia della simpatica ascella pezzata di un 40enne in piedi accanto a me sul tram, ho realizzato l’orrore.
Un sottile brivido ha percorso la mia schiena, terminando in una scossa elettrica nella mente.
No, non so se potrò sopportarlo.

Scendo dal tram pensierosa. Gustavo Lima mi saluta dalle orecchie di una ragazza ferma al semaforo. Credo che anche lei presto dovrà affrontare il mio stesso scoramento.
Com’è possibile che ogni anno accada questa tragedia senza che nessuno, dall’Onu a Telethon, faccia qualcosa per trovare un rimedio?
E realizzo che no, per adesso niente potrà aiutarmi. Dovrò affrontarlo da sola.
Il 24 agosto ricomincia il campionato di calcio.

Fffffff.