Viaggi – Impressioni e scoperte dal Giappone

viaggi giappone recensioniCaspita di giapponesi, mi mancano.
Due settimane di Sol Levante mi hanno insegnato alcune cose di questo universo a sé, questa sorta di bolla così strana per chi viene da Occidente.

Il Giappone è quel Paese dove porti l’uniforme ben oltre gli anni della scuola e leggi i manga ben oltre gli anni del liceo.
Il Giappone è quel Paese che ti fa riconsiderare il tuo concetto di formalità non appena vedi un capostazione fare l’inchino ai passeggeri del treno, prima di uscire dalla carrozza.

Il Giappone è quel Paese dove abbondano i ristoranti stellati, perché nessuno più di questo popolo sa quanto mangiare sia un atto estetico prima che enogastronomico.
Il Giappone è quel Paese dove ordine, silenzio e armonia sono un millenario antidoto contro lo stress prima ancora che i fondamenti di una religione, anzi due.

Il Giappone è quel Paese dove si invecchia alla grande perché non si mangiano pane, pasta, carni rosse o cioccolato, e non ci sono parcheggi per le auto quindi si va in bicicletta. Con buona pace dell’Occidente, ancora convinto che basti ingozzarsi di bacche di goji.
Il Giappone è quel Paese in cui le mamme portano i bambini a scuola in bicicletta. Sì, anche se i piccoli sono due. Sì, anche se piove. Con buona pace delle madri occidentali che fanno un isolato in SUV.

Il Giappone è quel Paese in cui ti chiedi come mai la natura sia così splendente e rigogliosa. Poi ti rendi conto che piove un giorno sì e l’altro anche, e ti dai la risposta.
Il Giappone è quel Paese dove una ragazza può uscire di casa vestita da manga o da orsetto rosa con pigiama munito di orecchie senza essere considerata pazza. Poi rileggi la prima frase di questo elenco e ti dai la risposta.
Il Giappone è quel Paese dove anziché cani e gatti amano carpe e daini. E a questo non hai una risposta.

viaggi travel giapponeIl Giappone è quel Paese in cui si tira lo sciacquone coprendo con la mano una fotocellula ma non si riesce a tagliare la carne perché non c’è il coltello.
Il Giappone è quel Paese dove non esistono i fazzoletti ma la mattina potresti incontrare un dipendente pubblico che pulisce con lo scopino le fessure degli scalini della metro.
Il Giappone è quel Paese dove ci sono giardinieri pubblici che tolgono le erbacce a mano, chini lungo il vialetto di un parco.

Il Giappone è quel Paese dove le donne non temono le rughe ma l’abbronzatura e i punti neri.
Il Giappone è quel Paese dove le donne possono diventare maid in un cafè senza essere linciate come prostitute.

Il Giappone è quel Paese dove nella sua scatola i biscotti non sono ben sistemati, mi spiace mi dia qui che glieli metto a posto subito.
Il Giappone è quel Paese dove si va da A a B e se c’è un imprevisto beh vorrà dire che B non si può fare.

Il Giappone è quel Paese dove i fagioli sono nei dolci, il pesce nella colazione e il riso ovunque.
Il Giappone è quel Paese che non sa cosa siano le guerre “di religione”, i preti, le Fiat, le comunioni in primavera, la Nutella e il prosciutto crudo.

Il Giappone è quel Paese dove il valore della raffinatezza non è sancito dalla costituzione solo perché è già nel DNA delle persone.

Caspita di giapponesi, un po’ mi mancate.

5+1 libri da leggere in viaggio

libri viaggio books travel“Il cammino di Santiago” di Paulo Coelho. L’ho letto in Grecia, sdraiata su una piccola spiaggia deserta, in compagnia unicamente del vento e del mare. Molto particolare, d’ispirazione, un best seller.

“Autostop con Buddha” di William Ferguson. Parte in sordina, si incammina attraverso il Giappone in autostop e finisce per sorprendere divertendo molto! L’autore ha uno stile piacevole, schietto e ricco di senso dell’umorismo.

“Latinoamericana” di Ernesto Che Guevara. Non può mancare tra i grandi classici di viaggio. Significativo, anzi epico, anzi un must.

“Sicilia o cara” di Giuseppe Culicchia. Libro nostalgico, dolce e italianissimo. Ideale se vi accingete a rotolare verso il Sud del nostro Paese.

“Afrodita” di Isabel Allende. Ragazzi (ma soprattutto ragazze) questo è splendido: croccante, fragrante, profumato e gustoso come le ricette che propone. Uno dei libri ai quali sono più affezionata.

Manca all’appello “Io viaggio da sola” di Maria Perosino, che ho iniziato a leggere solo questa settimana.

E voi cosa mi consigliate?

Expo 2015: il giro del Mondo (più che del gusto) in 53 padiglioni

Partiamo da una provocazione bella e buona: io all’Expo 2015 a Milano non ci volevo proprio andare.

Perché dovrei sorbirmi l’ennesimo stand finto-buonista di McDonald’s? Perché pagare così tanto un biglietto di ingresso? mi chiedevo, nonostante Lui provasse in ogni modo a convincermi di quanto fosse un’occasione unica per il nostro Paese e di quanto potesse essere divertente passare una giornata a scoprire pezzetti di Mondo e di cucina, seppur piccoli.
La verità? Lui aveva ragione, soprattutto per quanto riguarda l’aspetto turistico.

Intendiamoci, i padiglioni e gli stand pubblicitari ci sono – e continuano a non piacermi.
I prezzi sono cari – e continuano a non convincermi.
Tutto il resto però, mi ha sorpresa in positivo.
Perché non ti aspetti di conoscere coltivazioni che vengono direttamente dal Brasile, e non ti aspetti di entrare in un bosco in Austria. Ma soprattutto – questo è il mio sì più convinto – non ti aspetti di poter scambiare quattro chiacchiere con persone provenienti da Stati africani e Sudamericani lontani dalle solite rotte turistiche.
Insomma, in una giornata anche chi viaggia poco può concedersi il lusso di girare in Mondo senza bisogno dell’aereo, provando a capire, ad assaggiare e a mettere alla prova le proprie conoscenze.

Ad esempio, sapete dove è nato Skype? 😉

Consigli per la visita all’Expo 2015

  • Cercate di arrivare la mattina presto: con il caldo, le code al sole per entrare in alcuni padiglioni possono diventare davvero pesanti.
  • Non appesantitevi la borsa con bottiglie d’acqua a litri: basta una borraccia vuota, che potrete ricaricare nei punti di distribuzione (gratuiti).
  • Informatevi sugli eventi del giorno e i National Day (speciali dedicati ai singoli Paesi partecipanti): potreste trovare appuntamenti molto interessanti.
  • Dedicate tempo ai cluster sulle materie prime, meritano molto più di alcuni padiglioni nazionali

Padiglioni nazionali da non perdere, secondo me

  • Russia
  • Arabia Saudita
  • Corea
  • Marocco

L’ Expo 2015 ovviamente è anche social: su Facebook è qui e su Instagram lo trovate qui. Per le news su Twitter seguite #WonderfulExpo2015 o #Expo2015.

Il Piemonte a Chicago? Ecco dove, e cosa si mangia di buono.

plin-torino-piemonteGuardate la foto qui a fianco. Buoni vero? Un bel piatto di plin come Dio comanda, di quelli che sembran preparati dalla nonna. E invece no.
Sono stati cucinati a Chicago, dove – tra una miriade di ristoranti italiani che hanno esportato gloriose pizze e fumanti spaghetti al pomodoro – c’è il ristorante Osteria Langhe, che si propone di portare un po’ di Piemonte food&wine nientepopodimeno che negli USA.
Io li ho scoperti su Instagram. Voi state per farlo qui sul blog, nell’intervista più internazionale e interessante che ho condotto finora. Perché è curioso, una volta tanto, vederci attraverso occhi che abitano al di là di un oceano.
Enjoy!

Hi Aldo (Zaninotto ndr), what is the story of your restaurant? But most af all: why Piedmont? Why Piedmontese food?
I discovered Piemonte through the wines and the winemakers themselves, ever getting me excited about the region, the history, the culture, the food and wines. About 17 years ago I made a switch in career from the restaurant business where I grew, working in some of the best restaurants in Europe, NYC, Los Angeles and Chicago. When I made that change to become a wine sales representative, I understood the importance of identifying the perfect wines for the perfect food pairing, building a great reputation through the Chicago dining scene at an early stage, it was the beginning of a new culture to Chicago. Fortunately for me, the company (wine distributor) I was working for had some of the best wines from Piemonte to offer, wineries such as Vietti, Michele Chiarlo, Roberto Voerzio, Bruno Giacosa, Ceretto, Prunotto, Coppo, La Spinetta, Chiara Boschis, Paolo Scavino, Cigliuti to name just a few of them. I was fascinated, so months later I decided to venture to visit the Piemonte region.The food and its tradition were amazing! I had to share this with my customers back in Chicago (chefs and Sommelier, who either knew nothing or just a bit of that region).
After traveling through the whole country, I saw the excitement and interest from people who knew little, in my head I understood that if done well and focused, I could bring that culture in one place only if I had the right ingredient. In 2013, Giorgio Rivetti and I were both convinced that if the place was authentic, we would be able to convince our customers, so we did. We are strictly focusing with only the wines from Piemonte (no Prosecco, no Franciacorta or Sangiovese) and we try to showcase theideology the way it is done in the Langhe: working with the season through classics, working with smaller and local farmers. We are part of the Slow Food movement.

Ciao Aldo (Zaninotto ndr), qual è la storia del vostro ristorante? Ma soprattutto: perché Piemonte? Perché il cibo piemontese?
Ho scoperto il Piemonte attraverso i vini e i viticoltori stessi, amo questa regione, la storia, la cultura, il cibo e i vini. Circa 17 anni fa ho fatto un passo fondamentale nella ristorazione, mondo nel quale sono cresciuto, lavorando in alcuni dei migliori ristoranti in Europa, New York, Los Angeles e Chicago. Poi sono diventato un rappresentante di vendita di vino, ho capito l’importanza di identificare i vini perfetti per il perfetto abbinamento con il cibo, è stato l’inizio di una nuova cultura per Chicago. Fortunatamente per me, la società (distributore di vino) per cui stavo lavorando offriva alcuni dei migliori vini piemontesi, provenienti da cantine come Vietti, Michele Chiarlo, Roberto Voerzio, Bruno Giacosa, Ceretto, Prunotto, Coppo, La Spinetta, Chiara Boschis, Paolo Scavino, Cigliuti – per citarne solo alcuni. Ero affascinato, quindi mesi dopo ho deciso di avventurarmi a visitare il Piemonte da vicino. La sua tradizione si è rivelata incredibile! Dovevo assolutamente condividere questo con i miei clienti tornato a Chicago (chef e sommelier conoscevano poco o niente di questa regione).
Dopo aver viaggiato attraverso tutto il Paese, ho visto l’entusiasmo e l’interesse da parte di persone che conoscevano poco questa parte d’Italia, e nella mia testa ho capito che se fatto bene e con dedizione, avrei potuto portare quella cultura se solo avessi avuto l’ingrediente giusto. Nel 2013, Giorgio Rivetti ed io eravamo entrambi convinti che se il posto fosse stato autentico, saremmo stati in grado di convincere i nostri clienti, e così è stato. Stiamo rigorosamente scegliendo solo i vini piemontesi (niente Prosecco, no Franciacorta o Sangiovese) e cerchiamo di mostrare il cibo per come è ancora oggi inteso nelle Langhe: lavorare con i prodotti di stagione, proporre i classici, collaborare con gli agricoltori più piccoli e locali. Siamo ovviamente parte del movimento Slow Food.

osteria-langhe-chicagoEcco, pensare ad un ristoratore che propone cocktails a base di Vermouth o a qualcuno che in questo momento magari sta scoprendo il Punt e Mes è… fantastico!

Do american people like traditional piedmontese dishes? Are they interested in the ingredients and the stories behind the recipes?

Most of the people know truffles, but I like to think that without Osteria Langhe in Chicago they would not know what Tajarin or Plin or Finanziera are. People today are really excited about the simplicity of Piemonte food, working and respecting the seasons.

Come reagiscono gli americani ai piatti tradizionali piemontesi? Sono interessati gli ingredienti e le storie dietro le ricette?

I più rinomati nell’immaginario comune sono i tartufi, ma mi piace pensare che senza Osteria Langhe a Chicago non saprebbero cosa siano tajarin o plin o la finanziera. Il nostro menu è una grande vetrina per il Piemonte e le persone oggi sono davvero entusiaste della semplicità del Piemonte, fatta di lavoro, buon cibo e rispetto delle stagioni.

What are your favourite recipes and dishes? 😉 What do your clients like the most about your menu?

The favorites of the restaurant are Plin (with LaTur cheese), Tajarin e Ragu, Vitello Tonnato, Carne Cruda, Coniglio, Fonduta, Castelmagno cheese, Finanziera.

Per la cronaca, nel menu sono previste anche specialità non esattamente facili, come la trippa e le lumache. Chapeau!

Quali sono le vostre ricette e i piatti preferiti? 😉 Quali sono i piatti più richiesti del vostro menu?

I preferiti sono i plin (con formaggio Latur), i tajarin al ragu, il vitello tonnato, la carne cruda, il coniglio, la fonduta, il Castelmagno, la finanziera.

Ma adesso lasciateci gustare una panna cotta e un bel bicchierino di Bicerin al gianduiotto. Direttamente dagli Usa, è ovvio.

Thank you Aldo Zaninotto e Beth Ann Brozo!

Sabato #socialgnock4ASUS: il mio racconto (con le foto)

socialgnock asus bloggirl social media torinoChi l’ha detto che la tecnologia è roba da maschi?
Comincia all’insegna di questa osservazione di Bloggirl, spazio dedicato alle ragazze amanti del web e un po’ geek, la nostra giornata #socialgnock4ASUS (l’avevo anticipata qui, ricordate?).

Ecco com’è andata: qualche foto dal MAO (Museo di Arte Orientale). Il mio indomito gruppetto di gentildonne ha percorso, seppur metaforicamente, moltissimi chilometri nell’Asia Meridionale!

Conclusione della serata allo Shore, chiacchierando di viaggi con Arianna di Ari Travel Plan e gustandomi un cocktail (caspita non li ricordavo così buoni qui, complimenti ai baristi!).

Nel complesso l’evento è stato piacevole: ho conosciuto mondi lontani nello spazio come nel tempo e persone con storie interessanti da raccontare, condividendo esperienze e divertendomi. Unica pecca secondo me le poche occasioni per sperimentare davvero lo Zenfone Asus: sarà per la prossima giornata torinese di #socialgnock4ASUS 😉

Instagram: 5 profili da seguire secondo me (e perché)

Oggi poche parole, lascio spazio a immagini eloquenti.
P.s. Si vede che mi piace viaggiare eh che dite? 😉

Nat Geo

Go Pro

Tiffany

Melissa Erboristeria

Lonely Planet

L’Africa e la fame. No, non quella a cui stai pensando.

Ma tu quanta fame hai?
Sono tornata dall’agognato viaggio in Africa con questa domanda in testa.
Combattuti a muso duro la diffidenza, la paura, i preconcetti naturali del mio essere occidentale rimane la sola domanda: quanta fame hai?
Quanta forza hai di continuare a stare in strada a vendere i tuoi prodotti, nonostante un brutto braccio ferito ricucito alla bell’e meglio? Quanta voglia hai di passare in mezzo alla folla col tuo motorino, nonostante sia pericoloso?
E se la forza non ce l’hai, ha senso continuare a cercare di ottenere un risultato?
Di questo viaggio mi resta l’assoluta mancanza di spocchia nei confronti dello sporco. I volti e i sacrifici di chi fa il doppio con la metà delle risorse.
In fondo sporcarsi le mani è il prerequisito base per raggiungere l’obiettivo.
In fondo tu quanta fame hai?

NonSoloTuristi su Torino: “Città a misura d’uomo”

nonsoloturisti viaggi turismo torino intervistaHo fatto qualche domanda su Torino a Marco Allegri, editor e blogger per NonSoloTuristi, sito che propone diversi interessanti itinerari e racconti di viaggio.

Sul vostro sito (la fanpage con tutti gli aggiornamenti è questa qui ndr) sono presenti approfondimenti su Torino. Qual è la caratteristica che più avete apprezzato visitandola?
Torino è una città a misura d’uomo: è sempre un piacere passeggiare per le sue vie, poco caotiche e ancora così ricche di tradizioni. I bar storici, le botteghe, tutto contribuisce a rendere un soggiorno a Torino indimenticabile.

A misura d’uomo: ecco un commento che non avevo mai sentito riferito alla mia città. Perché ancora la vediamo in quel perplesso gemellaggio con la Fiat, preda di auto, parcheggi, smog. Invece è bello scoprire che da fuori siamo percepiti in modo così lusinghiero 🙂

Non siete solo turisti quindi avrete sperimentato attività culturali/sportive/simili nel capoluogo sabaudo: quale vi sono piaciute di più?
La visita alle Residenze Reali è stata una bellissima e piacevole esperienza. Consiglio a chiunque abbia intenzione di andare a Torino di visitare almeno una di queste residenze reali, ma se si ha tempo a disposizione consiglio vivamente di visitarle tutte. Noi ad esempio a Stupinigi siamo andati con le biciclette elettriche, una bellissima esperienza che permette di apprezzare il territorio che circonda Torino.

Lati negativi della città?
Non ho ancora avuto modo di scoprirne.

Cosa consigliereste a un non piemontese quando visita per la priva volta Torino?
Camminare per ore per le strade e i vicoli della città, senza una mappa, seguendo il proprio istinto, uscendo dai classici percorsi per turisti alla ricerca di una Torino più autentica, quella che magari non viene descritta nelle guide di viaggio.

A me piace mangiare quindi parliamo di food: mangiato qualcosa che vi ha colpiti particolarmente?
Molti piatti tipici, ma soprattutto il vitel tonè (vitello tonnato): buonissimo e da provare.

Come dimenticare i mitici dùi puvrùn bagnà ‘n t l’òli? 😀
Ma non c’è più tempo, e resta ancora da portare a termine il Sacro Rito SMT.

Team NonSoloTuristi, descrivetevi con un termine social 🙂
Globe trotter.

7 hashtag per chi vive o viaggia in Piemonte

hashtag torino blog socialmediaOgni geek che si rispetti tuitta sentimenti profondi (Ecco l’insalata che mangerò in ufficio – segue confezione di tristissima erbetta con du pomodorini due), esperienze formative (Ecco io, l’amica e i nostri piedi con tanto di smalto fucsia – segue foto di due squinzie con sorrisi un pò bimbominkia che parono mbriache :-)) ma soprattutto eventi, festival, visite, viaggi.

Ho deciso di raccogliere qui gli hashtag più utili per voi che (come me) non potrete mai resistere alla tentazione di raccontare ai vostri followi Twitter i fattacci vostri, passo dopo passo bit per bit.

#inPiemonte – promosso da @MEETinTORINO, serve a chi visita la nostra regione (e anche a chi ci vive) per scambiarsi consigli, punti di vista, riflessioni su com’è vivere #inPiemonte e cosa si può fare di divertente.

#aboutvalsangone – promosso da @AboutValSangone, ci fa riscoprire le zone di Giaveno, Trana e Coazze con le loro piccole perle da non perdere. A proposito di località della nostra regione c’è anche #ècanavese, promosso da @latransumanza. Nasce in occasione del blog tour alla scoperta di Ceresole Reale, del Parco Nazionale Gran Paradiso e di Pont Canavese, dove il 5 e il 6 Ottobre La Transumanza riproporrà il tradizionale evento dal nome omonimo.

#PaesiTuoi – promosso da @LUNAFALO. Quando ho incrociato questo hashtag per la prima volta ho pensato Nuoooo i leghisti in azione, poi ho capito: si tratta di un esperimento letterario che parte dalle Langhe, preso per mano da Cesare Pavese, e chiede agli utenti di raccontare il proprio paese di origine o qualsiasi altro luogo legato alle proprie radici.

#torinonightlife – promosso da @torinonightlife. Ma che ve lo dico affà: la notte è piccola per i torinesi tzè 🙂

#IGERStorino e #IGERSPiemonte – promosso da @igersTorino e utilizzabile anche su Instagram.

In vacanza quest’anno ho imparato che

blog torino socialmedia mare vacanzeHo affrontato i miei due giorni di mare con il buon proposito di scrivere senza farmi troppe domande stilistiche e cazzeggiare senza farmi troppe remore morali.
Circondata solo dal brusio del mare ho lasciato che il vento ripulisse la mia testa dallo stress per il lavoro, la casa ancora da finire…
Puntini infiniti che finalmente non vanno più in cortocircuito ma percorrono una lunga distanza fino a dissolversi.

Come al solito le zanzare mi hanno scambiata per uno spiedino succulento e i capelli stirati hanno retto ben 30 secondi netti 🙂
Insomma, leggi e rileggi, ascolta musica e prendi il sole… Alla fine la geniale consapevolezza: non stavo pensando a niente. Mente svuotata. Stato di frizzante stordimento. Figata, ecco.
Spesso pensiamo che la vacanza debba essere cocktail un filo meno annacquati, nuotate a perdifiato, pesce come se non ci fosse un domani urbano, motorino, gonne oscene e orecchini fluo.
Ma la verità è che quando lavori al pc ogni giorno, facendo ‘a nuttat dietro ai clienti più esigenti, non ti perdi una email sull’iPhone e sei aggiornato minuto per minuto su Twitter, la vera, sola, unica cosa di cui senti il bisogno in vacanza è il nulla cerebrale.
Il tempo che si dilata fin quasi a diventare noia. Leggere il minimo indispensabile, possibilmente robe poco geek e per niente cool. Insomma, abbrutimento positivo, condito con pomodorini freschi, olio e balle di fieno che rotolano felici per il cervello.

Promemoria per questo autunno caldo: dedicare 10 minuti alla settimana a pensare a niente.