Less waste: 10 facili strategie e indirizzi utili a Torino

Attenzione, sto per dire una cosa forte. A dispetto di ciò che il titolo potrebbe far credere, io non credo nello zero waste (stile di vita a zero sprechi).

Detesto ogni estremismo, quello che parte da un doveroso senso di responsabilità e tracima fino a farci salire su piedistalli fatti di una superiorità inesistente. Non amo controllare ossessivamente ogni dettaglio della mia vita quotidiana per poi sentirmi in colpa se non ho seguito il dogma. Non voglio trovarmi a rifiutare un regalo della nonna 95enne perché non conforme alle regole imposte. Il fai-da-te non fa-per-me. Non sono disposta a rinunciare alle conquiste fatte da e per le donne in decenni di femminismo (non essere più costrette a lavare quintali di assorbenti e pannolini, non dover necessariamente allattare al seno, avere dalla propria parte omogeneizzati pronti per bambini e anziani, avere a disposizione preservativi in plastica usa e getta per decidere della nostra sessualità in sicurezza – tra le tante).

Detto questo, qualcosa di importante può essere fatto. Se poi è anche facile e non costa un occhio, è l’ideale! 😉

  • Dalla plastica al vetro: yogurt, latte, succhi di frutta sono prodotti con molte alternative di packaging less waste, specie se avete bambini/e.
  • Mestruazioni: i tamponi ed assorbenti sono da sempre tra i prodotti meno ecologici in assoluto. Se avete confidenza con il vostro corpo potete optare per la coppetta mestruale, altrimenti sceglierete gli assorbenti esterni e i salvaslip compostabili.
  • Pannolini: al supermercato si trovano diversi brand di compostabili.
  • Carta casa, carta igienica, fazzoletti: l’azienda italiana Lucart ha nella sua linea questi prodotti, tutti ricavati da carta riciclata.
  • Prodotti di bellezza: Lush ma che vvelo dico a ffà. Dallo shampoo solido al balsamo, dalle creme alle maschere viso. Ma anche il Negozio Leggero.
  • Spazzolini e dentifrici: il mio dentista mi ha sconsigliato del tutto il bicarbonato puro, così ho scelto i prodotti di Lamazuna (costano parecchio però), mentre su Amazon si trovano comodamente disponibili tanti marchi di spazzolini in bambù.
  • Abbigliamento: chi dice che sprecare meno significa diventare minimali o tristi? Nei negozi Humana potete sbizzarrirvi, trovando capi originali e alla moda senza dissanguarvi. In più, Humana Vintage in Via Pietro Micca è un autentico gioiello incastonato in un palazzo d’epoca: da scoprire.
  • Giocattoli e abbigliamento bambini: crescono in fretta e strapazzano i vestiti al nido o all’asilo, ma è possibile arginare i costi e sprecare meno acquistando in uno dei molti negozi dell’usato. Personalmente per giocattoli, cucine e casette da giardino trovo molto utile anche Subito.it.
  • Pasta, pastina, cioccolato e biscotti: Negozio Leggero, mia figlia va matta per i loro biscottoni al cocco.
  • Detersivi: hanno purtroppo eliminato la spina nel mio supermercato, così ho scelto il Negozio Leggero. Se proprio non ho tempo per andarci cerco quanto meno di tenermi lontana dal packaging in plastica, preferendo alternative in polvere e in confezioni di cartone. Ho intenzione di provare anche i prodotti alla spina degli Empori Acmos.

E tu, quali strategie usi per ridurre gli sprechi e contenere i costi? Aspetto i tuoi suggerimenti! 🙂

Social mamme e polemiche ricorrenti

Sarà il caldo, sarà che la gente se non rompe i cojones non è lei: su Facebook è tutto un pullulare di trollate e polemiche.
Benché tendenzialmente le eviti come la peste perché non mi divertono e non aggiungono niente di positivo alla giornata, ce n’è una che mi ha colpito.
Inauguriamo la rubrica Social Media Politicamente Scorretto con le social mamme.

La social mamma è quel genere di donna che si occupa di web, scrive e magari è approdata a lavorare anche nel social media marketing per clienti privati o agenzie.
La social mamma ama profondamente il suo lavoro e ha tanti interessi: corsa, musica, cinema, moda, lettura.
Poi improvvisamente, come detto, diventa mamma. E lì cambia tutto, anche nelle persone che fino a poco tempo prima condividevano entusiaste le sue opinioni sugli argomenti più disparati.
Si comincia con le foto di meravigliose manine paffutelle, si respira la spensieratezza di vivere un’esperienza unica, faticosa ma impagabile.
E mentre la mater si crogiola nella sua beatitudine, postando robe su Facebook e fotografie su Instagram, là fuori il Mondo cattivo inizia a reagire in modo diverso.
Ora, non sono madre e non starò qui a dire a chi lo è cosa sia meglio perché non sono nessuno per farlo. Però due o tre pensieri mi vengono spontanei.

A meno che voi non siate furbette in cerca di aziende del settore che vi mandano pappe e giocattoli gratis per le vostre recensioni… perché lo fate?
Perché siete così attente a oscurare i volti dei vostri piccoli su Instagram e poi raccontate sui blog i particolari più macellari del parto?
Perché esponete al Mondo dettagli su come fare l’amore adesso sia diverso, mettendo di mezzo anche i sentimenti dei vostri mariti/compagni?
Perché vi lamentate del fatto che tutti vi vedano ormai solo più come mamme se sui social network postate ormai solo più aggiornamenti sulle coliche del bambino e ultimi gadget per la pappa? Avete o no aperto un mommy blog, nel quale il tema è la maternità e non le Lamborghini?
Perché vi lamentate se venite giudicate o criticate, se postate su Facebook ogni singola puzzetta che fa il vostro bimbo e ogni singolo (umano) sbaglio che fate voi durante i primi mesi di vita di vostro figlio?
Perché scrivete di sentimenti personali, a volte anche dolorosi e drammatici, e poi vi lamentate se i suddetti post fanno il giro della blogosfera e non incontrano felicitazioni ma persone idiote? Se la vostra gravidanza è stata difficile e/o vi sentite (di nuovo, è umano) un po’ stanche e fragili, perché aprire un blog nel quale esponete tutto questo in dettaglio? Per masochismo?
Perché chiedete consigli e poi vi incazzate con chi li dà perché sei peggio di mia madre o c’è gente sempre pronta a dirti cosa devi fare?

L’avrete mica scoperto adesso che su Facebook e blog ci si diverte facendosi i fatti degli altri quando non dando sfogo a istinti da saputelli vero? VERO?

Non è obbligatorio postare ogni singolo dettaglio della vostra quotidianità, per quanto siate (giustamente) al settimo cielo per la maternità.
Non è obbligatorio darvi sempre ragione perché siete diventate mamme.
I social network sono spazi di condivisione, non diari privati o piattaforme teatrali per monologhi. E i blog sono spazi aperti (a meno che non abbiate selezionato altrimenti, chiaro) dove anche il primo cretino passato di lì potrebbe leggervi, commentarvi, giudicarvi, ferirvi. Senza che voi l’abbiate richiesto.
I momenti che passate con vostro figlio non varranno di meno solo perché non li avete condivisi sui social network o raccontati su un blog.
E probabilmente aiutereste più mamme con la vostra testimonianza presso qualche associazione o gruppo di aiuto tra donne, piuttosto che con un blog.

Contrariamente a quanto detto all’inizio, ora che ci penso una cosa questa polemica me l’ha insegnata: appena divento mamma saluto i miei profili Facebook e Instagram, nonché questo blog, per almeno 3 mesi 😉