Onirika #3

Dio che alto.
Non è normale.
Questa sfida non la supero.
Prima la scoperta del cadavere, poi l’obbligo penoso di portarlo con me.
Pesa.
Qui la cosa si fa seria.
Scala dopo scala, gradino dopo gradino, il passo si fa ritmico.
Come ogni gesto ripetuto, entra in circolo e diventa ovvio.
Proprio a quel punto si cade.
Perché mentre compi l’azione una, due, tre, quattro, cinque, sei, sette volte la tua mente si rilassa e inizi a vacillare.
Il bordo è così vicino.
A un passo.
Un attimo.
Poi aria lungo il collo, sotto le ascelle e tra le cosce.
Giù.
Le mie mani cercano un appiglio ma non lo trovano.

— Questo è il terzo episodio di un esperimento di storytelling. Continuate a seguirci per saperne di più.

Torino su Tumblr

socialmedia torino tumblrDopo aver fatto qualche ricerca ed essermi imbattuta anche in Tumblr piccanti di escort torinesi (giuro è vero, provate a cercare e vedrete), ho trovato 5 indirizzi che vi piaceranno. Eccoli!

  • Traffico d’Anime, è perfetto per chi ama gustarsi splendide foto di Torino. E poi la descrizione è di quelle da ricordare:

Senza l’Italia, Torino sarebbe più o meno la stessa. Ma senza Torino, l’Italia sarebbe molto diversa.

  •  Il Tumblr ufficiale della Città di Torino, con fotografie ma soprattutto informazioni utili.
  • Torino Ti Amo, con una descrizione che è tutta un programma: diario fotografico di un terrone in Piemonte 🙂
  • L’Ultimo dei Torinesi, un Tumblr falso e cortese. Mi piace lo stile: piccole pillole molto ben scritte, ironiche e originali.
  • ReporTO, uno sguardo in bianco e nero sulla città. A cura di due studenti, Greta e Alex. Foto splendide.

Se volete seguire SMT anche su Tumblr basta fare clic QUI.

Onirika #2

Sento il bisogno di sorridere farsi largo senza fatica tra le viscere ed esplodere sul viso.
Non riesco a smettere.
Sembra tutto splendido, brillante, ovattato e tranquillo.
E io lì, ferma, con questa ridicola paresi facciale.
Invece lei no, povera bestia schiacciata a terra, inerme.
La tartaruga.
O meglio le sue budella rossastre.
Ormai ridotte a schiacciate, spalmate in modo indecoroso sul pavimento della sala.
Alzando gli occhi, vedo un’indicazione eloquente.
Una freccia rivolta a sinistra disegnata con inutile manierismo sul muro.
Il mio sguardo si muove lento e meccanico, come quelli di un personaggio dei giochi da pc, seguendo la direzione indicata.
Lì sul tavolo il vero cadavere.
Stavolta non si tratta di una tartaruga.
Ma io niente, essere senza rispetto, non riesco a smettere di sorridere.

— Questo è il secondo episodio di un esperimento di storytelling. Continuate a seguirci per saperne di più.

10 cose che ho imparato da Il Talento delle Donne di Odile Robotti

talento donne odile robotti socialmedia torinoNoi donne lo cerchiamo bello, stimolante e in grado di farci crescere giorno dopo giorno. Lo desideriamo attento alle nostre esigenze, vogliamo che ci prenda sul serio, che ci rispetti per le nostre forze e qualità. Sì, sono convinta che cerchiamo nel lavoro le stesse qualità del nostro uomo ideale.
Poi finiamo il liceo/università/master e scopriamo che non va esattamente così. Che, come scrive Odile Robotti nel suo libro Il talento delle donne edito da Sperling&Kupfer

essere donna nel mondo del lavoro è un lavoro di per sé

Odile è stata così gentile da regalarmi il libro, chiedendomi di farle sapere cosa ne pensassi. E io ho deciso di descriverlo in 10 concetti, 10 pillole utili.
Sono le 10 volte nelle quali ho letto e poi alzato gli occhi dalla pagina pensando Caspita è vero, come quella volta che…

– Ci hanno insegnato a non esaltarci troppo, a non vantarci. O, come si dice dalle mie parti, una città che fa dell’understatement un modello di vita, a volare basso. Lo anticipava tempo fa nel suo Lean In anche Sheryl Sandberg: se un uomo a capo di un team ottiene successi si descrive come un leader capace e risoluto, mentre se lo stesso accade ad una donna beh.. lei tenderà ad attribuire la riuscita al valore del gruppo, al duro lavoro, al caso, alla fortuna. Bene, è ora di fare un esercizio. Sarà shockante. Parliamo dei nostri successi e valorizziamoli. Hashtag numero 1: #perchéiovalgo

– Quante volte ci siamo sentite dire Sono certo/a che saprai farmi sognare oppure Con le tue capacità puoi aiutarci a dare la svolta alla nostra situazione attuale o ancora Certo è un compito tosto eh, ma sono sicuro/a che tu riuscirai dove altri hanno fallito. Ecco, Robotti con efficacia chiama queste le “polpette avvelenate”. Perché spesso ci indorano la pillola con un complimento e noi ci ritroviamo alle prese con missioni impossibili, destinate a rimbalzarci sui denti. E avoja a fare magie: se certe situazioni non sono mai state risolte prima ci sarà un perché. Hashtag numero 2: #noncicasco

– Alle medie la mia professoressa di italiano, che manco a dirlo adoravo, ci ripeteva Fate tante domande. Perché aiutano a capire, perché dimostrano interesse per l’argomento e fanno sentire tutti coinvolti. Bene, dimenticatevelo. Troppe domande trasmettono debolezza e ansia. Hashtag numero 3: #sololedomandegiuste

– Sorridere, essere gentili con tutti: a noi ragazze viene naturale. Perché ci è stato insegnato che sono segni di un corretto comportamento, che possiamo usare la femminilità per convincere e farci benvolere. Errore. Se sentiamo puzza di battuta sgradevole, di insinuazione ingiusta, di critica non costruttiva allora è sacrosanto smettere una buona volta di sorridere. Hashtag numero 4: #nonpiacereperforza

– Amo il rugby, e se lo seguite anche voi sapete di cosa sto per parlare. In breve, in questo sport omoni enormi si affrontano a viso aperto, con lealtà ma senza fronzoli, e poi a fine partita trascorrono il terzo tempo insieme, vincitori e sconfitti, mangiando e bevendo. Provate a immaginare la scena. Ce l’avete in testa? Bene ora provate a pensare all’ultima volta che una collega vi ha detto una frase sgarbata o vi ha lanciato una frecciatina polemica. Reazioni diverse eh? 🙂 Robotti con grande onestà ci fa ammettere fatti veri dei quali prendere atto per cambiare: spesso anzichè affrontare apertamente un conflitto e poi berci una birra su e amici come prima noi ragazze tendiamo a non dire niente, portare rancore, essere invidiose, tramare, parlare alle spalle. Confondiamo avversario con nemico giurato. Meglio affrontare con calma le situazioni spinose appena si presentano, di qualsiasi tipo esse siano. E dopo averle risolte con assertività, lasciarsele alle spalle. Hashtag numero 5: #avisoaperto

Mando quel cv negli Usa, ho letto l’annuncio di lavoro e sembra la descrizione delle mie esperienze lavorative. Non ci potevo credere guarda, spero che mi prendano. Però da una parte sarebbe un bel casino… Lì pagano da Dio, e nessuno trova simpatica una che guadagna il triplo di un’altra donna o il doppio di un uomo. Spiegazione tra le righe: ho paura di vincere. Perché, come dice giustamente Robotti, per le donne status e gradimento sono correlati negativamente. Hashtag numero 6: #finoallafine

– C’è la vicina anziana che chiede ogni giorno una favore diverso, la mamma che fa gli occhi da Gatto Con Gli Stivali se non la vai a trovare 7 giorni su 7, la collega che quando si tratta lavori di gruppo diventa irreperibile. Fermi tutti: è il momento di sfoderare il magico no. NO. N-O. Nein. Meglio imparare in fretta a distinguere tra chi ci vuole bene e chi approfitta della nostra gentilezza/professionalità/tempo. Hashtag numero 7: #ancheno

– Ai primi stages ero convinta che bastasse lavorare tanto e bene per essere ricompensata. Mi sono accorta a mie spese che non è così. Noi ragazze perdiamo ore a lavorare su cose che non vengono misurate mentre trascuriamo la comprensione delle relazioni che regolano il gruppo o il rapporto con il singolo cliente. A volte i fattori di premio non sono il lavoro a testa bassa ma la capacità di fare gruppo, essere rilassati anche nel bel mezzo delle crisi, l’uniformità con il dipendente-tipo dell’azienda. Regole non scritte, insomma, da imparare al più presto. Hashtag numero 8: #guardatintorno

– Rilassate sì, troppe risate no: si viene fraintese, prese meno sul serio, minimizzate. Hashtag numero 9: #pocodascherzare

– Quali sono i simboli tipicamente maschili del potere? Estensioni vistose di sé: automobili potenti, orologi, case, belle donne. Robotti spiega che i simboli contano e che se li desideriamo non dobbiamo vergognarcene. Non scusiamoci troppo, neanche del potere. E non sentiamoci obbligate a dare spiegazioni su tutto. Hashtag numero 10: #soproud

A voi sono mai capitate queste situazioni? Raccontatemi le vostre storie di ordinaria giungla lavorativa 🙂

Onirika #1

«Non ti stai concentrando abbastanza», si lamenta.
No certo che non mi sto concentrando, come potrei?
Sono seduta a gambe incrociate su un prato.
«Respira», mi dice.
Ma non riesco neanche a tenere gli occhi chiusi, catturata dalla maestà che ho attorno.
I miei occhi sono fagocitati, rapiti e mai riconsegnati alla realtà.
La margherita che mi solletica il palmo della mano appoggiata a terra.
Le venature oscene che rigano il tronco dell’albero al quale è appoggiata la mia schiena.
Il ponte piccolo, così piccolo quasi si trovasse in un cofanetto da Polly Pocket.
No, non riesco a concentrarmi.
Ed è solo la prima volta.

— Questo è il primo episodio di un esperimento di storytelling. Continuate a seguirci per saperne di più.

Amazon e il drone su Torino

amazon drone torinoSe fate acquisti online, non vi sarà sfuggita una novità recente.
La notizia è codesta: Amazon intende usare i droni, piccoli robot in grado di volare e comandabili da remoto, per consegnare i prodotti che gli utenti acquistano sul sito. Il servizio si chiamerà Prime Air e nelle previsioni di Jeff Bezos sarà attivo tra 5 anni.

Ora immaginate la figata. L’innovazione. Il futuro. Wow.
Poi immaginate le declinazioni nella vita quotidiana. Ad esempio la mamma geek che ordina i libri scolastici per il figlio.

Allora Daniii, io esco e vado al lavoro. La carne è nel frigo, solo più da far cuocere. Ricordati del drone: ti porta il libro di chimica. Non ringraziarlo con una pacca sulla spalla che l’altra volta è volato giù dal quarto piaaaano poverino.

Finalmente i figli non scollegherebbero il cervello già a partire da io esc ma rimarrebbero attenti. Ci pensate. Milioni di nasi schiacciati contro la finestra a guardare se quello è il drone col mio manuale di GdR o il fumetto preferito o Assassin’s Creed 27.
Entusiasmo mai visto per i libri di scuola. E la sensazione che Harry Potter col suo piccione bianco mi fa una cippa, io c’ho er drone tzè.

E poi arriva Dicembre. E come spieghi ai più piccoli che Babbo Natale adesso usa il drone e non la slitta per portarti i regali sotto l’albero? Uhm, questo è un problema.

Mamma guarda un uccello meccanico!
No amore quello è un drone, occhio alla testa che il vicino del terzo piano ama i libri di fotografie e si sa mai…

E poi c’è il capitolo Girl Geek Drone. Per esempio io quando ho letto l’articolo ho avuto fantasie malsane su un’eventuale opzione di personalizzazione del drone (provate a immaginare le scene: il mio sarà fucsia! no il mio sarà viola! invece il mio avrà su l’autografo di Pirlo!). Ma se lo richiedo verde chiaro, cari amici di Amazon, quanto mi costa?
E poi come avviene la consegna?
Se ordino 50 sfumature di grigio arriva un drone vestito di latex? O si intrufola la notte in gran segreto e si guarda intorno prima di scaraventare in fretta il libro nella buca delle lettere?
E poi il drone bussa alla mia finestra e mi dice ciao oppure mi spara fuori il libro da un non specificato robot-orifizio? Perché nel secondo caso l’affermazione questo libro è una cagata pazzesca assumerebbe tutto un altro significato.

Review libri: Fai bei sogni di Massimo Gramellini

gramellini sogni torino stampa tempo blog socialmediaLa cosa che mi ha colpito di più in questo libro, scritto da Massimo Gramellini, vicedirettore de La Stampa e presenza fissa a Che Tempo Che Fa, è che si tratta di un’autobiografia scritta quasi suo malgrado.

Come se nel cuore dell’autore ci fossero diverse storie ma questa, solo lei, dovesse in qualche modo uscire fuori, trovare più spazio, essere raccontata. Così comincia una narrazione scorrevole (nonostante le 209 pagine) ma molto intensa e sorprendente.

Il linguaggio accompagna il significato attraverso le pagine. Quasi come in uno spartito musicale, parte lieve e leggero per mano a un bambino solo, che non si dà pace per la morte della mamma ma conserva intatta l’incredibile lucidità a tratti comica tipica dei pupotti svegli. Coincidendo con la crescita del protagonista, le parole diventano via via più complesse e sofferte, sulla spalla di un adulto che ancora non ha superato quella perdita nonostante la vita sia andata avanti, a volte sopra di lui più che con lui.
I primi amori, il rapporto conflittuale con la figura paterna, i primi incarichi da giornalista: non sono che cornice al dramma interiore di una perdita che pare troppo complicata da superare.

Libro che consiglio, con una sola avvertenza: in certi punti si avvicina pericolosamente alla trascrizione di una conversazione con il terapista, quindi se non amate il genere introspettivo statene alla larga. Il finale è di quelli del tutto inaspettati. Si chiude il libro con la sensazione di aver capito tutto e poi di non aver capito più niente. Immagino che la vita, in fin dei conti, sia riassumibile proprio così.

Anche i nerd nel loro piccolo si incazzano

torino blog comicoNormalmente impegnati a trastullarci con tweet embeddabili e notizie di Google Glasses al Museo Egizio, talvolta accade che noi geek/nerd/smanettoni/qualsivoglia un po’ ci incazziamo.
Eh ma non una leggera flebile parolaccia. Parlo proprio di quei momenti in cui ti acchiappa una sana e consapevole voglia di rompere vetrine con armi medievali, bestemmiare come un marinaio francese ubriaco con un braccio rotto e colmare la restante iperattività con cibo e alcolici.
Ecco, uno di questi momenti è capitato proprio oggi.
Così ho fatto un elenco di cose che sento il bisogno di fare quando il Mondo rema contro:

– Lui. Sì, io che normalmente mi vanto della mia indipendenza e decanto il carattere forte ereditato da mia mamma. Io che giro la notte con le mie amiche da sola, non chiedo mai il permesso, vado a cena con i miei amici maschi. Quando ho voglia di azzannare qualcuno, solo Lui riesce a spuntare il canino, con le sue filosoferie, i complimenti, i nomignoli scemi, i massaggi ai piedi. Tranquilli, il peggio deve ancora venire. Leggete gli altri punti 😉

– La musica. Sì ma non quella rock seria, e neanche la metallo. Non i Beatles, gli Oasis o i Subsonica. No, io provo un’irrefrenabile attrazione per quel Soundcloud che custodisce gelosamente il più recondito dei segreti: il reggaeton. Sì lo so non è serio, ma posso dire una cosa? #chissenefotte. Quando sta per partirmi il crOstA voglio Daddy Yankee, e poi voglio Carlos Baute e poi voglio Danza Kuduro. E finito il reggaeton, rapida virata verso la musica leggera italiana: Venditti, Laura Pausini. In alcune fasi, quelle più acute, si arriva a Massimo Ranieri, possibilmente nella variante E adesso andate via, voglio restare sola cantata a squarciagola. #sensacugnisiun

– Conseguente alla felice parentesi delle canzoni strappalacrime c’è solo una cosa. Quella cosa che ogni donna fa quando i clienti sono imbecilli (non è che sembrano, SONO ed è cosa ben peggiore), il pc non funziona, il cellulare si blocca, il pane non lievita perché hai messo troppa acqua e adesso sembra un soufflé informe molliccio. SHOPPING. Scarpe, ombretti, smalti Kiko, collant colorati. E poi libri. Libri come se non ci fosse un domani (e una libreria piena). Ma quali? Salta alla casella successiva!

– Ora voi vi direte vabeh questa si compra i tomazzi sulla vita di Steve Jobs o i saggi di Travaglio. Faccio coming-out: no niente del genere. Io quando sono arrabbiata desidero estraniarmi, abbrutirmi, attaccarmi alle pagine e divorarle una dopo l’altra come dolci: per questo compro LIBRI ROMANTICONI. Storie leggere, non alla Harmony ma nelle quali il profumo di lieto fine si sente dalla prima pagina, la dose di struggimenti di entrambi i sessi è da iperglicemia, e il finale culmina in un climax di matrimoni e figli. Possibilmente tre, biondi e scorrazzanti nella casa dei sogni.

– Al termine di una serata con un’incazzatura mica da ridere, la cosa di cui non potrei fare a meno è scrivere. E siccome Lui dice che quando sono ingrugnita zappo sulla tastiera e vuoi mai che il mio amato computer soffra… ORORE ORORE… scrivo su carta. Io, che i pensieri li snocciolo su questo blog, ho 25 agende sul Drive e 3700 file condivisi sul Dropbox. Io che tzè guarda quello col taccuino. Sì io oggi mi alzo in piedi e con coraggio dico al Mondo: vostr’onore QUESTO POST L’HO SCRITTO SU UN FOGLIO DI CARTA DELLA STAMPANTE.

Luci d’artista 2013 a Torino

C’è quell’angolino, un cortile, così nascosto e sobrio. Proprio come la mia città. Poi ci entri, ti guardi intorno e scopri la meraviglia. Proprio come la mia città.

Le Ricette Imperfette – Polpette di pane fritte, con prosciutto e formaggi

ricette food torino

Ciao, mi chiamo Mara e NON sono una foodblogger.
Sapete, di quelle che cucinano piatti sorprendenti, bellissimi, con tanto di foto che fanno venire l’acquolina in bocca solo a vederle. Tortino di cioccolato con coulisse di lampone, parmigiana rivisitata, praline ricoperte, antipasto con avocado. Ecco, io no. Io sperimento tartufi di ricotta e cacao, e se provo a fotografare il risultato sembra un problema di digestione in forma sferica irregolare. Provo a fare la pasta in casa e sti tajarin sembrano il cibo preferito di Bear Grylls. Preso atto di qualche piccola sbavatura ancora da mettere a punto, ho deciso di cominciare una serie di post-ricette per migliorare insieme a voi.
Dedicati a chi come me vive da solo, deve far quadrare i conti e magari vuole scoprire l’ebbrezza di aprire il frigo senza ritrovarne metà in decomposizione. Dedicati a chi come me non è un esperto cuoco ma ama mangiare. Insomma dedicati a chi non è perfetto. Eccovi servite Le Ricette Imperfette 🙂

Polpette di pane fritte, con prosciutto e formaggi.

ricetta torinoFrase tipica: E adesso che me ne faccio di questo pane avanzato?

Prendete il pane raffermo e tagliatelo in piccoli pezzi. Una volta fatto questo, dovete sistemarlo in una ciotola e farlo ammollare in acqua o latte. Nel frattempo preparate il pangrattato (servirà per impanare le polpette). Avete anche il tempo di rispondere a un paio di email se volete.
Una volta che il pane si sarà ammollato, strizzatelo bene e riponetelo in una ciotola pulita. Unitelo poi a 1 uovo, parmigiano grattugiato, sale quanto basta, prosciutto cotto tagliato a dadini, formaggio tagliato a cubetti, o qualsiasi altro ingrediente che vi piaccia.
Impastati insieme questi ingredienti, formate delle polpette e passatele nel pangrattato. Ora friggete le polpette in olio e… fatto!
Da instagrammare agli amici e consumare calde.

Risultato finale: Buonissime!

Variante ghiotta: abbinate le polpette al sugo di pomodoro.